L’arte dell’invisibile di Paul Klee

Paul Klee fu un pittore tedesco che nacque a Berna il 18 dicembre del 1879, da  padre tedesco e madre svizzera, entrambi musicisti. Fortemente sensibile a tutte le forme d’arte, oltre che pittore  fu anche un eccellente violinista e si interesso’ molto di poesia, ma fu la pittura la sua più’ grande passione. Fra il 1898 e il 1901 si trasferì a Monaco di Baviera, nel quartiere degli artisti, dove frequentò l’Accademia delle Belle Arti, ed entrò  in contatto  con la corrente artistica Judenstill. Nel 1899 conobbe la pianista”Lily” Stumpf che sposò e con la quale ebbe un figlio. Fondamentali per la sua formazione furono alcuni viaggi come quello a Tunisi ed a Hammammet con Louis Moilliet e Macke, nel 1914 dove acquisisce una forte predilezione per i colori caldi tipici di questa terra; l’esperienza fu formativa al punto che lui stesso affermò:

Questo è il momento più’ felice della mia vita… il colore e io siamo una cosa sola: sono pittore.

Successivamente l’artista continuerà ad esporre tra Berlino e Zurigo prestando anche servizio per tre anni all’esercito tedesco. Nel 1920 sarà chiamato da Walter Gropius per insegnare. La sua didattica fu singolare, tanto da essere soprannominato dagli stessi suoi allievi Buddha per il forte distacco alle attività sociali scolastiche. Nel 1933 continuò ad insegnare a Dusserdolf dove, però, sarà costretto dal regime nazista a dare le dimissioni in quanto considerava la sua produzione “arte degenerata“. Tornerà, pertanto, nella città natale dove si dedicherà sia alla pittura che alla scrittura. Morirà il 29 giugno 1940.

L’arte di Klee puo’ essere collocata nella corrente astratta. L’artista, infatti,  concepiva l’opera non come una mera riproduzione della realtà, ma come mezzo di rappresentazione dell’essenza del reale.  La sua produzione, infatti, è caratterizzata da una predilezione per le forme, per lo più  geometriche, ridotte all’essenziale caratterizzate da colori forti, accesi, carichi di tensione emotiva. L’artista focalizzava la sua attenzione sulla materia, sul colore come se egli stesso ne facesse parte. Utilizzava, infatti oltre alla classica tela, anche il giornale la Juta e cartoncini di ogni tipo. Il movimento, le forme, la scomposizione sono elementi caratterizzanti dell’artista che ci riconducono anche al cubismo e primitivismo, dove le parti sono rese nel modo più semplice possibile quasi come fosse un bambino a dipingere. Cio’ che rappresenta non è il visibile ma la rappresentazione stessa diventa mezzo per scovare l’invisibile, come lui stessa afferma:

L’arte non riproduce ciò che è visibile, ma rende visibile ciò che non sempre lo è.

Credits:

fonti: studio da parte dell’autrice

foto: www.pinterest.com

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