Head on un opera da capire

Un’opera costituita da 99 lupi a grandezza naturale, ognuno dei quali mantiene la stessa direzione, seguendo, presumibilmente, il capo branco. Camminano senza porgersi delle domande, passivamente, arrivando persino a librarsi nello spazio.
Un altro elemento, però, costituisce l’opera. Un pannello di vetro in corrispondenza del quale l’onda di lupi va a schiantarsi. Dopo l’impatto, l’animale, che per antonomasia rappresenta il coraggio e la forza, torna indietro rintroducendosi all’inizio della fila per intraprendere nuovamente il percorso.
La passività. Ecco un elemento che fluttua nell’aria quando si osserva questo capolavoro. I lupi in fila non si domandano quale sia la meta, gli stessi pur vedendo l’ostacolo continuano a camminare, e quelli che si sono già imbattuti in esso sono pronti a ripercorrere la stessa strada. E’ una metafora di molti concetti che spaziano dalla filosofia orientale alle tematiche sociali odierne, caratteristica tipica di Cai Guo-Qiang , ed è proprio da ciò che inizia la riflessione.
Cai Guo-Qiang sceglie di rappresentare un branco, ma  può essere benissimo sostituito da una fila di persone, questi lupi intraprendono una stessa strada passivamente, così come gli uomini assimilano un pensiero con la convinzione che, dal momento che la collettività lo ritenga ragionevole, allora sia corretto. Il pannello di vetro, rappresenta tutto il mondo, qualsiasi ostacolo variabile non previsto che ci sbatte in faccia una realtà inaspettata. Ora è del tutto normale sbagliare e proprio da queste situazioni involute si impara, ma l’opera non finisce con lo scontro bestia- vetro ( uomo-ostacolo).  Vi è il ritorno sugli stessi passi, ossia la consapevolezza della situazione ma l’incapacità di intraprendere un’altra strada/ idea. Qualcuno direbbe ” non c’è peggior sordo di chi non vuol sentire”.
Di fronte alla spiegazione di ciò, l’intera umanità comprende che cosa Cai Guo-Qiang abbia voluto trasmettere? Sì, ma non si sente chiamato in causa, accoglie la provocazione, ma non risponde e prosegue a vivere.
Tutti sanno quanto la società sia omologata.
L’opera intera è un pannello di vetro in cui ci imbattiamo e sta ad ogni essere umano decidere come rialzarsi/ reagire, se farne tesoro o proseguire intraprendendo la stessa strada/pensiero.
Credits:
Fonti: Catalogo cartaceo “La Fine del Mondo” del museo Pecci

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