Le cortigiane di Kitaga Utamaro

Kitaga Utamaro è uno dei più importanti disegnatori e pittori giapponesi. Relativamente alla sua vita abbiamo poche e scarne informazioni. Probabilmente nato a Edo, Kyoto, Osaka o Yoshiwara nel 1753, è figlio di proprietari di una casa di thè. Allievo di  Toriyama Sekien, forse suo padre, visse in casa con lui ed ebbe contatti fino al 1788. La sua prima più’ importante opera fu la copertina di un libro di commedie, kabuki, pubblicato nel 1775. Successivamente si dedicherà a stampe di guerrieri e attori per spettacoli teatrali e finalmente nel 1781 inizierà a disegnare le sue famosissime e bellissime donne, che dal 1791 saranno illustrazioni a figura intera. Dopo qualche anno, però, dedicandosi ad alcune opere di carattere erotico, avrà dei problemi con la giustizia. Nello specifico si tratta delle stampe, Hiedeyoshi e le sue concubine, che raffiguravano la moglie e le concubine del comandante Toyotomi Hideyoshi. Fu costretto, pertanto, a rimanere 50 giorni in manette, morì due anni dopo, nel 1806, all’età di 53 anni.

L’artista predilige, tra i suoi soggetti, le donne e il mondo femminile. Non si tratta di amanti ma di figure femminili colte nella loro bellezza e in svariati momenti. Tra il 1792 e 1793 realizza, quindi, “Serie delle dodici ore nelle case verdi”, costituito da otto fogli suddivisi in due serie in cui uno e la continuazione dell’altro. Le raccolte sono: “Dieci studi fisionomici di tipi femminili”, la prima, e “Dieci classi di fisionomie femminili“, la seconda. Entrambe le raccolte sono caratterizzate da figure a mezzo busto, dall’utilizzo di colori tenui, delicati con sfondo neutro, elementi che determineranno un punto di svolta nella pittura giapponese. Le donne delle sue opere sono cortigiane colte in vari momenti. Nell’età tarda infatti, vengono raffigurate nell’atto sessuale realizzando un tipo ti illustrazioni erotiche e molto spinte non conforme alla severa mentalità giapponese. Il suo modo di raffigurarle, se pur irriverente, risulta elegante e raffinato. Ricreava una dimensione e atmosfera che potremmo descrivere servendoci delle parole del poeta Ikku:

“Si dice che la porta della cortigiana sia come il fiore del gelsomino. Questo fiore ha un profumo straordinario e se di giorno è un bocciolo, si schiude sopra un guanciale. E’ invero il conturbante fiore della notte voluttuosa, la pianta magica dell’uomo intossicato”.

Credits:

fonti: studio universitario da parte dell’autrice

foto: www.pinterest.com

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