Un quadro che racchiude 7 anni

Per chi come me ha studiato storia dell’arte, capisce molto bene la meraviglia e lo stupore che si provano quando un quadro viene spiegato nel dettaglio, oppure, pensate alla guida turistica che vi spiega cosa state effettivamente guardando alla mostra.

Le valenze, il significato dei diversi oggetti rappresentati sulla tela, il messaggio che il pittore vuole comunicare. Elementi che ad occhio nudo o, per un visitatore non esperto d’arte, fanno fatica ad essere interpretati.

Uno dei quadri che appartiene all’arte contemporanea più carico di allegorie, metafore e messaggi nascosti è L’atelier del pittore, allegoria reale che determina sette anni della mia vita artistica e morale di Gustave Courbet. Datato 1854-55 è un dipinto che ha richiesto al pittore un rande impegno 359×598 cm.

Il dipinto conservato al Museo d’Orsay di Parigi, si sviluppa in orizzontale e appare allo spettatore apparentemente molto affollato da svariati personaggi. In realtà Courbet nel suo dipinto non ha lasciato nulla al caso, anzi, come scrive nel titolo del quadro rappresenta 7 anni della sua vita.

La minuziosa descrizione dell’opera viene scritta dallo stesso Courbet in una lettera all’amico Champfleury.

Lo sfondo si presenta in penombra, quasi sfocato come cosparso di polvere, i personaggi rappresentati sono dipinti a grandezza naturale e affida ad ognuno di loro una metafora e un significato particolare. Courbet è al centro del dipinto, intento a lavorare, alla sua destra una modella seminuda, la sua musa un corpo nudo che non mostra solo la parte allegorica, ma anche la parte scomoda, un nudo reale. Il bambino alla sua sinistra invece, rappresenta l’innocenza e l’immaginazione dei bambini. Gli altri personaggi vengono simmetricamente divisi in una parte sinistra e una destra.

A sinistra troviamo La gente che vive della morte ovvero i personaggi che rappresentano la realtà sociale troviamo una prostituta simbolo del vizio e del degrado morale, il mercante simbolo del commercio ma anche l’attaccamento ai beni materiali, quindi l’avidità. L’immagine più drammatica è la madre, seduta a terra vicino alla tela del pittore, essa rappresenta l’Irlanda, un Irlanda piegata dalla fame e dal peso della grave crisi economica e sociale che aveva colpito la città.

A destra La gente che vive della vita una vita spirituale, composta da personaggi intellettuali. Seduto al tavolo troviamo Baudelaire intento a leggere, esso rappresenta la poesia; il bambino disteso a terra rappresenta l’apprendimento e anti-accademico perché libero da condizionamenti. Lo scrittore Champfleury amico e autore di un saggio sul realismo.

Uno spazio ampio delineato da colori scuri con alcune macchie luminose, la stanza rimane nell’alone del mistero e lascia spazio ad un’atmosfera simbolica e poetica.

Un quadro che lascia poco spazio all’immaginazione o forse si, immaginandoci il momento in cui Courbet dipingeva il quadro, o il convivere di tutti questi personaggi insieme. Il dipinto presentato all‘esposizione universale di Parigi del 1855 venne rifiutato perché non rientrava nei canoni di questa grande esposizione, così Courbet organizza una propria mostra personale al Padiglione del realismo.

Credits:

fonti: www.geometriefluide.com

foto: www.pinterest.com

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