L’inestimabile importanza della Camerata de’ Bardi

 

Seppur si continui a discutere su chi debba essere investito ufficialmente del titolo di creatore dell’opera lirica italiana, un importante riconoscimento va attribuito a un gruppo di intellettuali del tardo Cinquecento, che con il loro amore per l’arte hanno contribuito, se non di più, a permettere la nascita di un teatro che è il vanto nel nostro paese.

La Camerata de’ Bardi porta questo nome in onore del Conte Giovanni Bardi, che fu sostenitore del gruppo. Tra i suoi membri spiccano nomi diventati illustri, primo tra tutti Vincenzo Galilei, padre del più famoso Galileo, che è liutaio e trattatista. Ci sono poi Jacopo Peri, musicista, Emilio de’ Cavalieri, compositore, Ottavio Rinucci, poeta, e altri tra teorici, cantori e musicisti. Il loro desiderio è quello di trovare un equilibrio tra la musica e la parola, ispirandosi al mito della classicità greca, si parla di mito visto che in realtà le fonti sul teatro antico in questo periodo sono praticamente inesistenti. Questo particolare modo di fare musica verrà denominato “recitar cantando”

Il primo tentativo di mettere in scena uno spettacolo che rispecchi i loro canoni è la “Dafne” che purtroppo è andata perduta. Il seguente tentativo è “Euridice” rappresentato per festeggiare il matrimonio tra Maria de’ Medici e Enrico IV di Francia, in data 6 ottobre 1600. Il luogo di rappresentazione è niente poco di meno che palazzo Pitti. Per molti è significativo il fatto che abbiano scelto di mette in scena la storia di Orfeo, da sempre simbolo sia della poesia che della musica.

La musica è composta dallo stesso Peri, che interpreterà Orfeo, mentre il libretto è di Rinucci. Ciò che rese questo spettacolo immortale è l’armoniosa comunione tra il piacere di fruire la musica e la possibilità di assaporare il canto, cosa poco comune in quest’epoca e a questo livello estetico. Il maggior contributo che si deve attribuire alla Camerata è quello di aver permesso all’arte di essere goduta nella sua funzione, ovvero esprimere sentimenti e comunicarli allo spettatore, obbiettivo che modellerà un modo di fare arte divenuto simbolo dell’Italia nel mondo.


FONTI

” Il teatro d’opera italiano” Lorenzo Arruga, Feltrinelli, 2009.


CREDITS

copertina

 

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