Ceausescu e Maduro, storie (tragiche) di mance elettorali

Non sapremo mai cosa passò nella mente di Nicolae Ceausescu durante il suo ultimo discorso pubblico a Bucarest il 21 dicembre 1989. Certo è che l’idea di annunciare in diretta nazionale un aumento dei salari dei lavoratori rumeni di 200 lei non ebbe l’effetto desiderato, anzi.
Il regime personalistico del ”Conducător” era ormai arrivato al capolinea. Le sue politiche economiche di stampo comunista avevano portato la popolazione alla fame, e la caduta dell’URSS aveva accelerato il crollo di un sistema che non stava più in piedi.

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Ma l’intuizione di arginare il malcontento popolare attraverso un piccolo aumento in busta paga, fu assai grottesca. Innanzitutto perché fu un’improvvisata indotta dalla difficoltà contingente del dittatore, il quale, affacciatosi dal balcone del palazzo del Comitato Centrale per arringare la folla, capì che quella mattina il popolo era sul piede di guerra. E soprattutto perché dopo quelle parole nella piazza sottostante scoppiò la scintilla che segnò la fine del suo regno dispotico. Già alcuni giorni prima a Timisoara alcuni studenti avevano dato vita ad una manifestazione anti governativa repressa nel sangue dalla polizia e dall’esercito, che molti storici considerano l’inizio della rivoluzione rumena.

Questo è solo uno dei tanti episodi storici che dimostrano come, nell’arte della politica, quando i governanti fanno l’elemosina ai governati il sistema sia vicino al collasso.

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Tornando ai giorni nostri, abbiamo un altro lampante esempio in Venezuela dove il presidente Nicolas Maduro ha recentemente dichiarato di voler aumentare i salari minimi di 25 mila bolivar per fronteggiare un’inflazione galoppante ed insostenibile. Infatti a Caracas e in altre città vicine, continuano le violente proteste causate dalla situazione di estrema povertà che sta colpendo il popolo. Tuttavia, anche se mantenesse la parola, difficilmente questo risolleverebbe le sorti del paese; al contrario potrebbe accelerarne la caduta. La crisi del Venezuela è legata al crollo del prezzo del petrolio, dal momento che la sua economia è fortemente legata all’esportazione del combustibile fossile.

Di fronte a queste mosse repentine e straordinariamente benevole, viene da chiedersi come mai solo in extremis i governi decidano di dare una mano a chi ne ha bisogno. La risposta è semplice: in mancanza di soluzioni ai problemi profondi di uno stato, la classe dirigente, messa con le spalle al muro dal popolo riottoso, compra del tempo. Ma molte volte quest’ultimo viene impiegato male, altre il gesto resta fine a se stesso.
Di certo quei 200 lei avrebbero fatto comodo ai lavoratori rumeni, ma concretamente la Romania sarebbe rimasta uno stato povero e senza prospettiva di sviluppo, dal momento che il comunismo non permetteva il miglioramento delle condizioni di vita dei cittadini. E lo stesso vale per il Venezuela di Maduro.

Perciò la storia ci insegna che le cosiddette “mance elettorali” sono un palliativo utile a coprire l’incapacità dei politici di dare risposte in momenti di difficoltà. Che siano 200 lei, 25mila bolivar o 80 euro, poco importa.

Images: copertina

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