La Città delle donne, costruita dalle donne colombiane per riappropriarsi della propria libertà

Esiste in Colombia una città costruita interamente dalle donne. Qui le donne che a causa della guerra hanno perso la casa e la famiglia possono riappropriarsi della propria libertà e iniziare costruirsi una nuova vita.

Nel 1998, in piena guerra civile, Patricia Guerrero fondò la Liga de Mujeres Desplazados, un’organizzazione che riuniva le mujeres desplazadas, le donne sfollate a seguito dei conflitti.

Liga de Mujeres Mesplazados

I paramilitari, quei soldati pagati dai grandi proprietari terrieri allo scopo di espropriare i contadini delle proprie terre, proseguivano le loro azioni repressive. Le testimonianze parlano di raid quotidiani, durante i quali gli uomini armati entravano nei villaggi compiendo massacri e colpendo indistintamente donne e bambini. Costrette alla fuga, molte donne trovarono rifugio nelle baraccopoli sorte attorno alla città di Cartagena, nel Nord della Colombia.

Ed è proprio qui che ha avuto origine il progetto della Guerrero, quando, nel 1998 riuscì ad ottenere dei finanziamenti per acquistare dei terreni ed aiutare così le famiglie in difficoltà.

L’idea era di dare alle donne i mezzi necessari per costruire da sé la propria casa.

“Per una donna la casa è come un’estensione del suo corpo. La casa è il luogo dove si partorisce, dove si fa l’amore, dove si preparano i pasti, dove si coltiva, dove si tengono gli animali, dove si creano i ricordi e prende forma la vita. E’ il luogo dove la vita delle donne riceve dignità. Volevo che tutto questo appartenesse a loro” Patricia Guerrero

Giungevano a Cartagena in fuga dagli scontri tra le FARC e i paramilitari, spesso vittime di violenze, torture o massacri. Ciò che le accomunava era di essere tutte sfollate. La Guerriero ha dunque pensato che come primaria necessità ci fosse il dar loro una casa che fosse loro di diritto, non di padri, mariti o figli, solo loro. Per questo era fondamentale che le donne fossero le intestatarie dell’atto di proprietà. Possedere una casa propria le avrebbe rese libereLa zona in cui si trovavano era però una terra spoglia, un paesaggio roccioso con pochi alberi e circondato dalle montagne. Nessuno le avrebbe aiutate e nessuna di loro era in grado di costruire un’abitazione dal nulla. Con tenacia impararono a mescolare il cemento, a montare il fil di ferro, a usare pale e vanghe. Avevano la responsabilità di ricostruire la propria casa e con questa la propria vita. Ebbene, entro il 2004 avrebbero costruito 102 abitazioni. Era nata la Città delle donne.

Le difficoltà furono tante e così ha continuato ad essere fino ad oggi. Le minacce si sono alternate agli stupri e agli omicidi e né l’esercito né la polizia hanno tentato di aiutarle. A questo stato di lotta costante si aggiunse presto il traffico di droga che imperversava nella zona e che negli anni si sarebbe aggravato sempre più, quando anche le FARC iniziarono ad interessarsene come forma di autofinanziamento. Ma nonostante le violenze e gli atti intimidatori le donne hanno resistito, fino ad ottenere dal Governo una scuola e i servizi essenziali per la costituzione di una città abitabile.

Liga de Mujeres Desplazados

L’obiettivo raggiunto dalla Liga de Mujeres Desplazados è degno di nota. Far parte di un’organizzazione ha dato alle sue componenti un senso di sicurezza e di appartenenza. Nonostante il clima di tensione e pericolo e nonostante le tragedie che avevano segnato le loro vite, hanno dimostrato una forza d’animo tale da permettere loro di creare una comunità stabile e unita e  portare avanti una resistenza pacifica. In un paese dove nascere donna condanna alla potestà maschile, queste donne hanno acquisito una consapevolezza e un’istruzione tale da consentire loro di parlare per sé, senza che alcun uomo si arroghi il diritto di farlo al posto loro. La casa non è che una rappresentazione materiale della loro conquista. Le donne della Città delle Donne sono autonome. Sono libere.

Il 24 novembre 2016, a distanza di più di 50 anni dall’inizio dei conflitti e dopo quasi 220mila vittime, migliaia di desaparecidos e sette milioni di sfollati, il presidente della Colombia Juan Manuel Santos e le FARC hanno firmato un accordo di pace. La speranza è che questo sia solo il primo passo verso la rinascita di una nazione profondamente segnata dai conflitti e che sia l’inizio di un cambiamento oltre che strutturale anche culturale.

Fonti: http://www.internazionale.it/video/2017/04/20/citta-donne-colombiahttp://www.ligademujeres.org/magazine/default.html

Crediti immagini: Immagine 1, Immagine 2, Immagine 3 

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