Forme di vita su Encelado: sempre meno “fanta”, sempre più scienza

Il passaggio della sonda Cassini in prossimità di Encelado, satellite di Saturno, ci fa nuovamente sognare di incontrare presto le prime tracce di vita extraterrestre. I dati raccolti dalla sonda hanno permesso agli scienziati di tutto il mondo di ricostruire il probabile paesaggio della superficie del corpo celeste, accorgendosi che da quelle parti la presenza di forme di vita è tutt’altro che impossibile.

Cassini-Huygens è una missione robotica interplanetaria, intrapresa congiuntamente dalla NASA (National Aeronautics and Space Administration), dall’ESA (European Space Agency), e dall’ASI (Agenzia Spaziale Italiana). Obiettivo dell’impresa è l’esplorazione del sistema di Saturno, a scopo scientifico, tecnologico e industriale. Il progetto è stato concepito nel 1982 come forma di cooperazione tra le due sponde dell’Atlantico, ma la sonda Cassini ha raggiunto il pianeta degli anelli non prima del 2004.

La sonda ha già sorvolato molte delle circa sessanta lune che orbitano attorno al pianeta. Il termine della missione è previsto per il 15 dicembre 2017, quando Cassini entrerà nell’atmosfera di Saturno per poi distruggersi. Questo straordinario dispositivo ci ha inviato immagini di Titano, Dafni, Teti, Iperione, Dione, Rea, Giapeto… Encelado è stato sorvolato due volte, nel 2005 e nel 2015.

La Sonda Cassini, fotografata nel 1997 presso il Jet Propulsion Laboratory, a Pasadena (California). Fonte: Wikimedia Commons

Le informazioni raccolte da Cassini hanno aiutato a scoprire che Encelado è un satellite non molto grande, il suo diametro è pari alla lunghezza dell’Inghilterra. Possiede un nucleo roccioso avvolto da un immenso oceano di acqua allo stato liquido, dal volume prossimo a un quarto dell’Oceano Indiano. L’oceano è profondo circa 60 chilometri, e la sua superficie è ricoperta da una spessa coltre di ghiaccio, di spessore variabile dai 30 ai 5 chilometri – Encelado si trova pur sempre a un miliardo e mezzo (circa) di chilometri dal Sole.

Il contributo più importante alla conoscenza del piccolo satellite è arrivato dalla scoperta di pennacchi di giaccio che scaturiscono da fratture nella crosta ghiacciata, in prossimità del suo Polo Sud. Questa rivelazione della sonda Cassini ha permesso di scoprire la presenza di attività geotermale nelle profondità dell’oceano di Encelado. Il ghiaccio emesso da questi pennacchi è tale da formare l’anello E di Saturno, entro il quale orbita il satellite.

Encelado fotografato dalla sonda Voyager II nel 1981. Fonte: Wikimedia Commons

Gli scienziati ancora si interrogano su quale sia la natura del calore che alimenta l’attività geotermica su Encelado, viste le sue piccole dimensioni. Tuttavia lo studio dei pennacchi ha portato ad un’altra clamorosa scoperta. Le condizioni ambientali sul fondo dell’oceano di Encelado sono molto simili a quelle che si riscontrano in un luogo particolare del pianeta Terra, chiamato la “Città Perduta”.

Al di là del richiamo alla mitica Atlantide, è stato recentemente scoperto un ecosistema formato da svariate comunità di esseri viventi che vivono sul fondo dell’Oceano Atlantico. La Città Perduta è popolata da molluschi, granchi, bivalvi, ecc… che sfruttano le fonti di energia e nutrimento provenienti dai camini idrotermali. Questi si presentano come alte torri, che formano una vera e propria metropoli tra le Canarie e le Bermuda, a cavallo della Dorsale Medio-Atlantica, a un migliaio di metri di profondità in totale assenza di luce.

Dell’argomento se ne stanno occupando autorevoli riviste scientifiche di tutto il mondo, tra cui Le Scienze. È di particolare importanza la divulgazione della scoperta dei pennacchi di Encelado e della Città Perduta, perché il risvegliato interesse dell’opinione pubblica verso temi scientifici può influenzare le scelte dei governi – tra cui la recentemente insediata amministrazione Trump – sul finanziamento o meno, dei programmi di ricerca.

 


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