Sangue blu. Questione di status

“I nobili hanno il sangue blu.” Tutti conoscono questa affermazione, ma quali sono le sue origini? Perché si utilizza questa espressione per definire il ceto aristocratico?

L’origine di questa espressione è molto antica e risale al periodo medievale, nel corso degli anni e dei secoli si sono sviluppate moltissime teorie per spiegare questo fenomeno, ma quali sono le più accreditate?

Secondo molti, i nobili avevano il sangue blu perché passavano la maggior parte del loro tempo in casa, uscendo solo per concedersi delle brevi passeggiate e partecipare ad animate battute di caccia o per spostarsi da un luogo all’altro. Passando molto tempo al chiuso i nobili non erano abbronzati. Avevano quindi una carnagione molto pallida, questo pallore metteva in risalto le vene, soprattutto quelle dei polsi, che assumevano quindi un colore scuro molto simile al blu.

Un’altra possibile spiegazione è nascosta nell’argento. Prima dell’arrivo dall’oriente della porcellana I nobili mangiavano e bevevano qualsiasi cosa utilizzando utensili di argento. Bellissimi e costosissimi, questi oggetti rappresentavano un vero e proprio status symbol. Oltre alla bellezza, questi utensili nascondono al proprio interno un altro prezioso segreto. L’argento è noto per le sue proprietà mediche, in particolare è utile per prevenire molte malattie infettive; con l’utilizzo quotidiano, rilasciava nei cibi alcune microparticelle che andavano a costruire una sorta di corazza contro queste malattie. Con il passare degli anni alcune particelle di argento puro si mischiavano al sangue donandogli la famosa sfumatura bluastra.

L’emofilia è la spiegazione più drammatica che si può dare al sangue blu. Malattia ereditaria è caratterizzata dalla frequente comparsa di emorragie interne ed esterne e dalla comparsa su varie parti del corpo del malato di lividi bluastri.

Ritratto della Regina Vittoria. Fonte

L’emofilia entrò a gamba tesa negli alberi genealogici delle famiglie regnanti d’Europa grazie agli innumerevoli matrimoni combinati tra figli e nipoti della regina Vittoria (che era portatrice sana della malattia) e altri esponenti delle varie case reali europee.

Oggi è possibile convivere con questa malattia grazie a medicinali specifici che aiutano la coagulazione del sangue, ma all’epoca l’emofilia era mortale, non lasciava scampo.

Al di là di tutte le possibili spiegazioni che si possono dare al fenomeno, si può affermare che la tonalità blu del sangue di un nobile fu (ed è proprio il caso di dirlo) solo una nota di colore tra le molte e molto più concrete differenze che caratterizzarono l’esistenza dei nobili da quella delle persone comuni.

Fonti:

www.farmacoecura.it

www.biografieonline.it

www.altezzareale.com

Credits immagini: copertina

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