Nel sottobosco il puzzle scomposto della vita

Lo spazio teatrale è il perfetto simulacro del mondo che lo circonda, del quale si fa incarnazione e parodia. Una presa in giro, grottesca, per permettere alle irregolarità di emergere, di formare un puzzle che delinea la superficie del reale, di quello che sta fuori, di quello che sta dentro; un rebus caotico di immagini e frasi paradossali, che vengono messe l’una appresso all’altra dalla onnipresenza scenica di Cecilia D’Amico, interprete e ideatrice di Underwood, una «commedia multi-linguistica», una esplorazione sociale di una densità recitativa e tematica impressionante.

Cecilia veste i panni di Alice, una docile trentenne che si ritrova in balìa del suo inconscio, delle sue paturnie e paranoie, dopo che la sua psicologa si ammala. Cambiando abiti, trasfigurandosi nella voce e nella posa, l’attrice dà così il via al suo “one-woman-show”, rincorrendo le tribolazioni della povera Alice che, perduto il suo centro di gravità, comincia la sua discesa nel «sottobosco della vita» – sottotitolo dell’opera – alla ricerca di una soluzione, di un rimedio, che la aiuti a sopravvivere alla mancanza di punti di riferimento nel globo fluidificato dell’assurdo. La poveretta, però, passa di peggio in peggio, incontrando una sequela di personaggi e macchiette dell’universo micro-sociale italiano, che, alla pari delle creature incontrate dall’Alice di Lewis Carroll, non faranno altro che sviarla. Confusa, saltellando dalle cure dimagranti allo spiritualismo New Age, dalla fenomenologia dei coatti romani ai blasonati viaggi in Grecia, Alice si lascia trascinare, mentre Cecilia ridicolizza il mondo degli abbindolati, dei creduloni, di quelli che credono che se non mangi vegano sei una bestia; lo fa con una verve romanesca, tra il sornione e il giullaresco, di cui lo spettatore non può che rimanere rapito.

Uno spettacolo curioso, alla cui essenzialità stilistica contribuisce anche lo spazio in cui si svolge, nel piccolo ma accogliente Spazio 18B. In esso prendono vita i personaggi di Cecilia D’Amico, le stravaganze dell’odierno, le preoccupazioni legate all’apparire, ad un giusto rappresentarsi, che non lasci trapelare imperfezioni o insicurezze, anche al costo di spendere 50€ per farsi chiudere, da uno dei soliti sciamani dell’inganno, i chakra danneggiati. Quelli che scaglia Cecilia non sono frecciatine, ma dardi, giavellotti, intrisi della sua comicità in bilico tra lo sfottò terra-terra (senza mai scadere nel volgare gratuito) e la presa in giro sottile.

Underwood andrà in scena per ancora due serate (6 e 7 maggio), nelle quali il talento di Cecilia D’Amico ci porterà nuovamente ad accompagnare Alice nel suo viaggio alla ricerca della serenità.

Per i contatti e le informazioni, visitate la pagina Facebook dell’evento.


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