PLOT OPERA: MANON LESCAUT, ANGELO TENTATORE

Di Ilaria Zibetti

Marilyn Monroe, in un famoso film, affermava con malizia: “ I diamanti sono i migliori amici delle donne!” La protagonista dell’opera di cui andremo a raccontare le vicende ha preso questa frase come mantra.

In questo articolo vi narrerò la trama di “Manon Lescaut”, opera del maestro Giacomo Puccini e libretto di… parecchie persone. Sì, perché in questo caso ci son stati diversi poeti (tra cui Puccini stesso) che misero mano al corpo del testo: Luigi Illica, Giuseppe Giacosa, Marco Praga, Domenico Oliva, Giulio Ricordi (l’editore ndr), Ruggero Leoncavallo – avete letto bene, il compositore de “I pagliacci” di cui parlammo tanto tempo fa nel mio primo articolo qui.

La storia è tratta dal romanzo di Antoine-François Prévost : “Storia del cavalier Des Grieux e di Manon Lescaut”, che a suo tempo fece scandalo. Per la passionalità dello stile? Per la lussuria sfrenata dell’eroina principale? Per la denuncia poco velata verso i fasti e l’ipocrisia dell’aristocrazia francese? Non solo, ma anche per l’autore stesso, che era un abate: invece di scrivere trattati sui Misteri o sulle Sacre Scritture, Prévost intrecciava avventure cavalleresche tra un giovane studente inesperto e una ragazza di appena sedici anni che la sapeva già lunga sull’amore.

Eviterò di descrivere nei dettagli la controversia con la versione francese di quest’opera, “Manon”, la più nota fatica del Maestro Massenet – ne parleremo in un altro articolo, concentriamoci piuttosto sulla versione che ne fece Puccini.

Francia, XVIII secolo. Presso un’osteria ad Amienes, zona di traffico e di sosta per i passeggeri in carrozza, un gruppo di allegri studentelli se la spassa durante le ore buche universitarie. Tra loro c’è Renato Des Grieux, un bel giovanotto che risponde ai motteggi dei compagni affermando non esser stato ancora vittima dell’arco di Cupido. Le ultime parole famose, perché di lì a poco giunge una nuova vettura dalla quale scendono tre soggetti: un anziano nobile, una ragazza bellissima e il suo accompagnatore, in divisa militare. I tre, che si sono appena conosciuti, ceneranno assieme; per una serie di disposizioni da dare, la stupenda sconosciuta rimane da sola e lì Renato vede l’occasione per approcciarsi. Il colpo di fulmine infatti ha fatto centro un’altra volta e Des Grieux si intrattiene con lei. Si chiama Manon Lescaut, destinata ad entrare in convento per volere della famiglia, giunta lì con suo fratello, un soldato che conosceremo solo come Lescaut. Udendo di questa notizia nefasta, Renato giura a Manon di trovare un modo per salvarla e si presenta da vero cavaliere. Entrambi molto interessati alla reciproca conoscenza, decidono di rivedersi più tardi.

Un amico di Renato però lo avvisa dei perfidi piani del vecchio aristocratico, Geronte, il quale ha intenzione di sedurre Manon e di farne la sua amante a costo di rapirla dal fratello. Elaborano così un piano rapido e perfetto: approfittare della carrozza predisposta dal vecchio e far fuggire assieme Des Grieux e Manon verso Parigi. Lo studente, una volta tornata la giovane e dopo averla lodata, corteggiata come solo un tenore può fare, la persuade a una “fuitina” romantica. Il nobile viene così scornato ma il fratello Lescaut conosce bene sua sorella: quando Renato avrà dato fondo ai suoi risparmi e subentrerà la miseria, non si farà alcuno scrupolo ad abbandonarlo per una vita più agiata.

E ciò avviene, di fatti. Manon, dopo qualche mese di passione e ristrettezze economiche, ha abbandonato lo studente per cedere alle lusinghe di Geronte, che la tratta come una principessa. Lei adora tutto ciò che luccica, ottiene sempre quello che vuole con una semplice occhiata languida… però non è felice. Le manca l’amore, le manca Renato. Lescaut se ne accorge e per accontentarla le porta di nascosto Des Grieux, giustamente imbufalito per essere stato lasciato in maniera così meschina da colei che diceva di amarlo. Però la rabbia di lui sfuma presto di fronte all’avvenenza e alla sapiente arte ammaliatrice di Manon. Vengono però colti in flagrante da Geronte stesso, il quale ha intenzione di chiamare les gendarmes (i poliziotti ndr) e, a causa della riluttanza di Manon ad abbandonare tutti i gioielli regalatele dal nobile, sopraggiungo in un lampo. Che servizio d’ordine, complimenti. La ragazza allora viene arrestata con l’accusa di prostituzione e truffa davanti all’amato e al fratello, impotenti.

Dopo qualche giorno di carcere, Manon ed altre giovani “perdute”, sono destinate alla deportazione in America. Il tentativo di evasione architettato da Lescault e da Renato va all’aria e a quel punto, disperato, il giovane chiede di essere imbarcato assieme alla sua adorata, a costo di lavorare come mozzo. Il capitano della nave, accetta. Però l’America di quell’epoca non era ancora la patria della Grande Mela come la conosciamo noi e ritroviamo i due amanti affamati, sfiniti, distrutti da altre vicessitudini non approfondite, sperduti nel deserto. Manon sa di essere vicina alla morte: molto debole sia fisicamente che nell’animo, non regge agli stenti e spira, infine, tra le braccia del suo unico grande amore.

Insomma, un diamante sarà anche per sempre ma non vale la pena far dipendere la propria vita solo da quello.

La storia di Manon e di Renato è una di quelle senza tempo, archetipo di molte relazioni e attuale più che mai: la vittoria del materialismo, della pochezza spirituale e dell’ambizione sopra ogni affetto puro e semplice; una donna caduta vittima della sua stessa bellezza ed ingenuità. Una stoltezza velata però di egoismo, che la rende a tratti crudele e insopportabile per la sua scarsa sensibilità. Perfino in punto di morte un pensiero lo rivolge alla sua giovinezza, scivolatele via dalle mani così precocemente. Eppure nei suoi chiaro-scuri, Manon è una degna eroina, che ha vissuto intensamente, ha amato, sofferto e per un destino più grande di lei giunge al trapasso in un’eterna e macabra freschezza.

Il riscatto è nelle sue parole estreme: “Le mie colpe travolgerà l’oblio. Ma l’amor mio non muore.” Una consapevolezza e una dichiarazione finale alla persona che le è stata accanto veramente nella buona e nella cattiva sorte. Un uomo, Renato, che sarebbe tutto da analizzare sotto la lente della psicoanalisi per la sua dedizione così totale, al limite del servilismo, verso una donna che non gli porta rispetto, lo ha tradito e per molte volte non si dimostra meritevole di un sentimento tanto sincero. Ma alla fine è adorabile proprio per il suo spirito coraggioso, follemente romantico, costretto a seguire il suo cuore in un turbinio di eventi che lo porteranno alla disperazione.

L’insegnamento finale? Un vecchio detto: “ I soldi (da soli) non fanno la felicità”!


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