La rilettura della tragedia greca

Nel mondo occidentale l’impronta lasciata dalla cultura della Grecia antica è innegabilmente ben radicata in tutto l’arco della nostra storia. Nel teatro abbiamo assistito a un ciclico ritorno di interesse verso i miti e le loro rappresentazioni. Ogni epoca ha usato gli antichi racconti della mitologia greca in modi diversi, come ad esempio per onorare le qualità di un sovrano, o come metafora negativa o positiva della società.

Nel Novecento, specialmente nella seconda parte, l’interesse per il mito è tornato prepotentemente. In ambito teatrale molti registi si confrontano con esso, con risultati eccezionali, che hanno lasciato una profonda impronta nella storia contemporanea. Diversamente dalle epoche procedenti, tuttavia, l’attenzione si è spostata verso un campo che fino al secolo prima non era preso molto in considerazione: stiamo parlando dell’aspetto psicologico. I miti e soprattutto i suoi personaggi, in questo particolare momento storico, profondamente segnato dalle due guerre mondiali, diventano un mezzo per analizzare l’origine del male, del dolore, di tutte quelle emozioni che tormentano la società dagli anni settanta in poi. Il mito diventa il luogo della riflessione, non ci si accontenta più di attualizzare il testo, ma si vuole scavare a fondo nella psiche dei personaggi.

Il teatro greco viene riconosciuto come ideale per questa operazione, grazie ai molti livelli che tocca: dal politico all’antropologico, dall’estetico al religioso. In special modo la tragedia attrae i registi e gli studiosi, grandi nomi come Artaud e J. Beck e molti altri, proprio per esternare questa dimensione tragica dell’esistenza che l’uomo degli ultimi decenni del secolo sente così opprimente. Ancora oggi questa dimensione è presente. Le pene dei personaggi concepiti secoli fa le sentiamo paurosamente vicine e incalzanti. Il desiderio di comprendere ci spinge sempre più a fondo, chissà fino a dove, nella mente e nei cuori di Dei e uomini che prima di noi hanno sperimentato l’angoscia del vivere.


FONTI

Sulle orme dell’antico, la tragedia greca e la scena contemporanea”, a cura di Annamaria Cascetta, Vita e pensiero, 1991.

CREDITS

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