[Senza titolo]

Per tutta la vita – fino a qualche anno prima – aveva creduto di essere sbagliata. Non sapeva quali fossero i criteri che stabilivano la normalità, il giusto, ma sicuramente lei non ne faceva parte.                                                                 Rideva e aveva sempre il sorriso sulle labbra, ma forse era un sorriso di circostanza e aveva la sensazione che quello che avrebbe potuto dire – il tempo nuvoloso, la giornata lavorativa o che quel sorriso era maledettamente faticoso – non interessava a nessuno.  Quindi rimaneva in silenzio. Solo silenzio. Non pronunciava alcuna parola di cui si sarebbe potuta pentire, e accadeva spesso. Non avrebbe sprecato parole su parole che non sarebbero state ascoltate. 

C’era solo il silenzio. 

Silenzio all’interno delle mura domestiche, in giro per strada o al bar con gli amici.                                                               La frustrazione, il buio, l’angoscia e la paura le aveva dentro.                                                                                            Era paradossale quanto potesse sembrare silenziosa, mentre dentro stava urlando.                                                           Era paradossale la tristezza che usciva da quel sorriso. Un sorriso un po’ ambiguo, un po’ sbagliato. Era estremamente snervante e faticoso dover essere costantemente quello che non era. Lei non era la ragazza che fuoriusciva dall’aspetto e la cosa peggiore era che la società accettava solo quel tipo di ragazza e non valutava altri tipi. La società non lo permetteva.                                                                                                                                                                         

Ma, improvvisamente, cambiò.

Basta! Nessun obbligo. Nessun dovere. Nessun dolore. Nessun “Ehi!” con lo stesso sorriso che aveva tenuto per anni sperando che nessuno lo oltrepassasse e che riuscisse a scovare i suoi segreti più intimi, più pericolosi. Poteva respirare nuovamente. Aveva finalmente riacquistato la capacità di farlo, o meglio ne era diventata consapevole perché la capacità non l’aveva mai persa. Lei non era come tutte le altre. Lei brillava. Lei splendeva di luce propria e non doveva sentirsi inferiore perché gli altri le rubavano quella luce per utilizzarla egoisticamente a scopo personale.                               Pensava a quanto l’uomo fosse abitudinario. Ma l’abitudine è assenza di ossigeno, inerzia e vuoto totale. L’abitudine uccide.

Fine. Aveva capito. Aveva riaperto gli occhi e aveva iniziato a volare. Libera. Felice.                                                       E… incontrò lui.                                                                                                                                                              Boom. Inaspettatamente si era immischiata in qualcosa più grande di lei e che non comprendeva ancora. Un nuovo inizio. Una nuova storia. Un nuovo perché. Un nuovo… Forse non sapeva neanche lei cosa fosse, ma sapeva che era scappata da una situazione incomprensibile per approdare in un’altra simile. Dopo tutti quegli anni, non era ancora lei.    Il suo posto evidentemente non era quello. Stava provando le stesse emozioni che aveva provato quando era solo una diciottenne, ma era cambiata. Com’era possibile? Era cresciuta. Ma quello che sentiva era sempre lo stesso.               Forse le cose non dovevano andare così. Forse prima di immischiarsi in qualsiasi cosa, doveva smettere di fuggire da se stessa. Era stanca. Non voleva più sentirsi a disagio, ma capì che il problema non era il luogo, le persone, il momento sbagliato. Il problema era lei. Era lei a disagio con se stessa.

Aveva bisogno di aria. Doveva uscire da tutto questo. Doveva lasciare tutto e provare a conoscersi. Era necessario, altrimenti nel baratro avrebbe trascinato qualcuno che non lo meritava.                                                                       Doveva cambiare. Doveva capire. Doveva trovarsi. Non sapeva come iniziare questo percorso, ma era necessario che lei lo facesse.

Così partì e, finalmente, iniziò quella che avrebbe poi chiamato la sua vita.

 

 

 

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