Amatrice sette mesi dopo. Com’è oggi?

di Claudia Galeano

Il 24 marzo sono trascorsi 7 mesi esatti dal devastante terremoto che ad agosto ha distrutto le zone montane del Lazio e dell’Umbria. Un evento che ha naturalmente coinvolto e toccato il Paese intero, sulle prime, come già accaduto per l’Aquila. Con il tempo però, riflettori e obiettivi delle telecamere si sono spostati altrove. Qual è oggi la situazione di Amatrice, il centro rietino diventato simbolo della tragedia? Ad offrire supporto sono presenti anche i membri delle Brigate di Solidarietà Attiva, gruppo di volontari che da mesi si alternano in turni sui luoghi del sisma per adoperarsi a garantire lo stretto necessario alle popolazioni terremotate che non intendono, o non possono spostarsi da breve distanza dai loro paesi, per garantire con il lavoro il sostentamento ai propri familiari.


Che la situazione sia ancora di grande emergenza lo dimostra anche la cronaca: i primi venticinque moduli abitativi – ancora emergenziali – che dovevano essere consegnati lo scorso 15 marzo, hanno scatenato le proteste dei residenti. Sono infatti state consegnate in notevole ritardo, e molte di esse, composte da strutture di legno, presentavano vistosi segni di muffe. Soltanto tre, poi, disponevano di corrente elettrica allacciata.


Le immagini scattate dai membri delle BSA dimostrano quindi come lo stato dei paesi, inclusa la stessa Amatrice, sia ancora drammaticamente vicino a quello dell’immediato post terremoto. Le istituzioni, tuttavia, per bocca del presidente della Regione Lazio Zingarettti, sottolinea che “sono aperti 16 cantieri tra Amatrice e Accumoli, i cantieri per le attività commerciali. Sono apertissimi – asserisce – i lavori di rimozione delle macerie, mentre dal primo aprile apre uno sportello per la ricostruzione definitiva.”
Per parte loro, le BSA hanno da tempo allestito un campo solidale di Amatrice, a San Cipriano, nel quale, accanto ai generi di prima necessità, a partire dal 25 marzo, offrono uno sportello legale per i terremotati, per dar loro gli strumenti per orientarsi tra una burocrazia complessa e normative spesso poco chiare.

Le stime della protezione civile, però, certifica che, nella migliore delle ipotesi, occorreranno venticinque anni per ricostruire, stando ai fondi che il governo stanzierá, secondo la legge di Stabilità 2016. E nel frattempo? Chi ha potuto, voluto o semplicemente dovuto andarsene è ospitato in alberghi sulla costa per i quali si sono spesi più di 30 mln dall’inizio dell’emergenza. Una cifra notevole, che ci si chiede come avrebbe invece potuto essere investita nella ricostruzione.


Chi invece è rimasto dorme in container da 15 mq, spesso troppo caldi o troppo freddi, mentre 14 moduli abitativi con servizi offerti ad Amatrice dall’azienda Ciano, con l’appoggio della Croce rossa, sono stati bloccati per motivi burocratici nel porto di Livorno, non è dato sapere da chi. L’azienda sta così cercando altrove e di Amatrice – uno solo per tutte le decine di centri marchigiani, umbri, laziali e abruzzesi colpiti dal sisma – per adesso non resta altro che uno scheletro di macerie. Qualche politico ha chiesto di andare in vacanza in queste regioni, per sostenerne l’economia. Una proposta che agli abitanti di quelle zone non è apparsa altro che un gesto di scherno: quale struttura abitativa potrebbe accogliere i turisti?
Al di fuori della propaganda priva di tatto, tuttavia, viene da pensare che forse sarebbe un gesto utile: sono pochissime le voci che riescono a spingersi fuori dalle zone terremotate. Recarsi lì potrebbe essere il solo modo per conoscere cosa sta davvero accadendo. O non accadendo.

Fonti: Dichiarazioni Zingaretti, Sportello BSA, Protezione Civile, Casette
Foto Patrizia Azzolini

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