What we talk about when we talk about Birdman

Birdman – o (L’imprevedibile virtù dell’ignoranza) è un film del 2014 di Alejandro González Iñárritu, che racconta la storia dell’emancipazione da “celebrità” ad “artista” di Riggan Thomson, attore divenuto famoso nel ruolo del supereroe Birdman: scrivendo l’adattamento, dirigendo e interpretando per Broadway What we talk about when we talk about love di Raymond Carver, Riggan è deciso a dare nuovo respiro alla sua carriera ma nelle tre anteprime e nel debutto ufficiale dello spettacolo dovrà fare i conti con famiglia, colleghi, e soprattutto se stesso. Il film è stato consacrato ad imperitura memoria nella storia del cinema da quattro premi Oscar, precisamente per la miglior fotografia, la miglior sceneggiatura originale, la miglior regia e il miglior film. E fin qui per arrivarci si poteva benissimo aprire una pagina di Wikipedia anzichè questo articolo.

La svolta adesso sta nel provare a cogliere il merito di questi riconoscimenti attraverso alcuni momenti che più rendono Birdman un’opera di valore. E ad incarnarli ci serviremo dei tre grandi esclusi dalla premiazione Oscar 2015: gli attori.

Emma Stone è la fotografia. Interpreta Sam Thomson, la figlia di Riggan, ed è la protagonista dei frame che più sorgono alla memoria comune quando si pronuncia la parola “Birdman”: si pensi allo sfogo-monologo “Tu non sei importante: facci l’abitudine”, in cui il colore giallo acido domina a larghe campate sulla parete di sfondo e contagia l’aspetto dell’attrice stessa, o all’inquadratura finale, dove è lo sguardo glaucopide della Stone a dettare la tonalità grigio-bluastra del mondo tutto attorno a lei. Un’immagine caratterizzata da lunghe sequenze, possibili grazie al largo e flessibile uso della steadicam, e che non sarebbe risultata così forte senza una performance altrettanto straordinaria. Siamo tutti contenti che il riconoscimento del talento di Emma Stone sia giunto anche dall’Academy con La La Land quest’anno.

Edward Norton è la sceneggiatura. Interpreta Mike Shiner, attore che già dalla sua prima scena invade il lavoro di Riggan: “Make it work with one line” è la correzione che si permette di fare su una battuta dell’adattamento. Ed è stato di certo il mantra per tutto il team di sceneggiatori di Birdman: la scrittura è asciutta, semplice e concentrata, per dialoghi veloci ed incalzanti. A dettare le regole dello script è stata soprattutto la scelta di regia consistente in un continuo piano sequenza – ebbene sì, in un articolo su Birdman non si era ancora detto “continuo piano sequenza”: la ripresa one-shot implica che, una volta registrato, nulla in post-produzione possa essere eliminato o riordinato nella storia. Dal momento che neanche una virgola doveva essere superflua o fuori posto, la stesura della sceneggiatura ha richiesto un intenso anno e mezzo di lavoro. E per gli attori nessuno spiraglio di improvvisazione virtuosistica alla The Wolf of Wall Street, solo una griglia stretta di battute cui attenersi. Siamo in attesa dell’Oscar ad Edward Norton dal lontano 1997 con Schegge di paura.

Nel caso vi chiedeste cosa fosse una steadicam, nell’operatore a destra potete vedere un fulgido esempio.

Michael Keaton è la regia. Interpreta Riggan Thomson e, in quanto protagonista, è spettato soprattutto alle sue spalle l’onere di trainare questa visione di un continuo piano sequenza, apparsa in sogno ad Iñárritu dopo quel tragico splendido incubo intitolato Biutiful: “We live our lives with no editing” è stata la riflessione del regista, che si è approcciato al genere della commedia rappresentando una realtà di conflitti i cui esiti disastrosi sembrano sempre inevitabili e in pressione costante e crescente. Il risultato è una storia che risucchia l’attenzione dello spettatore e lo trascina a fondo con la psiche del protagonista, attraverso un’immedesimazione che, nella calma del piano sequenza, trova tutto il tempo per essere elaborata, e che nel talento di Keaton riesce in un autentico attaccamento alla sorte del suo personaggio.

Eddie Redmayne ha il massimo rispetto, ma quell’anno l’Oscar a miglior attore doveva andare a Keaton. Ci si può almeno consolare constatando il suo ritorno alla ribalta: dopo aver interpretato Batman sotto Tim Burton, l’attore aveva infatti constatato un calo della sua carriera, risollevatasi proprio con la scritturazione di Iñárritu, e in via di stabilizzazione dopo due grandi film come Il caso Spotlight e The Founder. Insomma, grazie Birdman anche per averci ridato Michael Keaton. Altri motivi di riconoscimento li lasciamo proporre e commentare direttamente da chi sta leggendo: d’altronde è il bello di un articolo rispetto a una pagina di Wikipedia.

Fonti: mymovies

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