LA STORIA DI PHILOMENA E L’ORRORE NEI CONVENTI IRLANDESI

Chi meglio può raccontare gli orrori emersi in Irlanda negli ultimi giorni, se non Stephen Frears e la sua pellicola del 2013 Philomena. Il film racconta la storia vera di una madre alla ricerca del figlio avuto da adolescente in un convento di suore a Roscrea. All’insaputa della giovane mamma viene dato in adozione a una coppia di americani.

Questa storia, raccontata da Martin Sixsmith, giornalista e scrittore, che con il suo libro “The lost child of Philomena Lee” ha dato coraggio e sostegno a molte donne che hanno subito lo stesso trattamento di Philomena (Judi Dench). Quest’ultima è una donna incredibile, che trova conforto nella religione nonostante il passato terribile e le ingiustizie subite dalle suore “carcerarie” che agivano secondo il loro giudizio, per mano di Dio, punendo, come era giusto che fosse, queste adolescenti “peccatrici”.

Dall’altra parte invece troviamo la rabbia e la voglia di giustizia incarnate dal giornalista Martin Sixsmith, nel film interpretato da Steve Coogan, uno studioso di storia russa e non credente, privo di fiducia verso il genere umano. I due protagonisti, si scontrano e si confrontano in un film che commuove, fa riflettere e divertire allo stesso tempo. Stephen Frears riesce a mettere in evidenza e a far conoscere una pagina di storia per molti oscura. Siamo negli anni 50, l’Irlanda conta oltre dodici orfanotrofi nei quali le madri nubili e i bambini venivano ospitati senza controllo; solamente nel 2015 il governo irlandese ha istituito la Mother and baby homes commission of investigation, che indagando ha trovato in un istituto a Galway i resti di circa 800 bambini in un’immensa fossa comune. È emerso che chi viveva in questi luoghi soffriva per le condizioni precarie di vita. Il tasso di mortalità era altissimo. Gli stessi vescovi irlandesi hanno ammesso: “c’è stato un tempo in cui le madri non sposate erano spesso giudicate e rifiutate dalla società, compresa la Chiesa”.
Ricordiamo anche la pellicola Magdalena firmata da Peter Mullan, leone d’oro a Venezia nel 2012, che tratta la stessa tematica.

FONTI

MyMovies

Il Fatto Quotidiano

CREDITS

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