di Chiara Ciotti
The truth is hard to find. The truth is hard to know. The truth is more important now than ever.
Si chiude con questo slogan semplice ed efficace la nuova campagna pubblicitaria del New York Times: su uno sfondo bianco si alternano varie scritte in nero pronunciate dal presidente degli Stati Uniti, dai suoi collaboratori e dai suoi oppositori, infine l’opinione del giornale. E’ il punto esclamativo alla polemica che sta attraversando gli USA negli ultimi giorni: il rapporto tra i media e il potere politico.
Il
Trump aveva accusato i media di essere disonesti, corrotti e «nemici del popolo americano», mostrando il suo atteggiamento aggressivo nei confronti della stampa, la maggior parte della quale lo aveva contrastato durante la campagna elettorale e che, durante la sua amministrazione, lo critica aspramente per le sue posizioni protezioniste e autoritarie. Il contrasto tra Trump e i mezzi di informazione mostra l’importanza che la stampa assume all’interno della società e le sue numerose connessioni con il potere politico.
La possibilità di manifestare liberamente il proprio pensiero e la propria opinione con qualsiasi mezzo è uno dei requisiti principali che decreta una società democratica come tale e uno dei diritti fondamentali del cittadino. La stampa, in generale i mezzi di comunicazione e informazione, ha il delicato e imprescindibile compito di fornire informazioni, critiche, analisi e soprattutto fatti e notizie. Essa continua a rappresentare il «quarto potere» (oggi si parla anche di «quinto potere», quello della tv, e di «sesto potere», quello di Internet) per le sue incredibili capacità di orientare l’opinione pubblica, focalizzare e spostare l’attenzione da una notizia all’altra: ci dice di cosa dobbiamo parlare fornendoci vari punti di vista e diversi spunti di riflessione. Ricopre il ruolo di «cane da guardia» del potere politico, quello di smascherare gli intrighi della politica, far conoscere al cittadino la società in cui vive, far aprire gli occhi al suo lettore/spettatore e risvegliarlo laddove qualcuno cerchi di persuaderlo. Sono questi i numerosi compiti che il giornalismo tenta disperatamente ogni giorno di adempiere, ma, nella sua storia, la stampa spesso ha rappresentato una risorsa nelle mani del potere, soprattutto come mezzo di propaganda, quando era sistematicamente utilizzata per indottrinare le masse e per diffondere i principi del potere stesso: ne è esempio l’utilizzo della stampa sotto i regimi totalitari degli anni Venti e Trenta in Europa, fascismo, nazismo e comunismo. Non solo usata come strumento, ma la stampa è stata spesso ostacolata, degradata e messa a tacere con sistematici attacchi al giornalismo: è la situazione che vive oggi la Turchia, in cui il presidente Erdogan ha instaurato un vero e proprio regime di terrore contro la stampa, anche estera, chiudendo i giornali che lo contrastano e facendo arrestare 150 giornalisti turchi.
Oggi, concorrono anche i social network e le infinite possibilità del Web a far sentire la propria voce e ad esercitare la libertà di esprimere il proprio pensiero, certo con non pochi rischi. Ma il giornalismo risponde ancora al ruolo di cercare le notizie attraverso un accurato lavoro di analisi, ma soprattutto di fornire un’interpretazione che sia in grado di aiutare chi legge, chi guarda e chi ascolta a districarsi tra i vari ambiti della politica (e della società in generale) e a farsi una propria opinione. Perché che i media siano liberi, in una società democratica, è nell’interesse generale dei Stati.
Fonti: Il Post.