Armi nucleari e prostituzione: breve storia della Transnistria.

La stampa italiana ed internazionale dal 2014 rivolge spesso e volentieri la sua attenzione alla guerra civile ucraina (nella maggior parte dei casi sottolineando le ragioni del governo di Kiev ed omettendo il punto di vista dei filorussi). Ma c’è una realtà che esiste ormai da 27 anni che viene sistematicamente ignorata, nonostante sia di gran lunga più minacciosa, vista la prossimità geografica con i confini comunitari europei. Il caso in questione è quello della Repubblica Moldava di Pridniestrov, meglio conosciuta come Transnistria.

Questo sedicente stato, nato nel 1990 dalla dissoluzione dell’Unione Sovietica, è di fatto una nazione a tutti gli effetti anche se non è riconosciuta da nessun membro dell’Onu, la quale considera quella porzione di territorio parte integrante della Moldavia.
Quando l’URSS implose, questa regione bagnata dal fiume Nistro venne occupata dalla 14sima armata russa, la quale riuscì a difendersi dal tentativo moldavo di annessione che durò due anni, ma che fu inutile. Gli ex generali sovietici riuscirono a difendersi da questa offensiva sfruttando la più grande risorsa della Transnistria: le armi. Infatti qui vi erano, e continuano ed esserci, numerose fabbriche di armi che furono costruite per volontà di Stalin nel dopoguerra. Fu proprio questa la ragione che spinse gli ex ufficiali sovietici a prendersi con la forza questa striscia di terra.

Wimedia Commons/ Bandiera della Transnistria. Questa era la bandiera della Moldavia durante il periodo sovietico, di Marisha [CC-BY-SA-3.0]

Così la Transnistria, una volta conquistata definitivamente l’indipendenza nel 1992, è progressivamente diventata sempre più un mercato all’ingrosso di armamenti che vengono tutt’oggi venduti illegalmente. Infatti ufficialmente solo un’azienda (la Sheriff) esporta i suoi prodotti bellici, mentre tutte le altre lo fanno sotto banco. Ed i clienti di questo bazar sono le mafie, i dittatori, i gruppi terroristici ed i servizi segreti deviati. Il peggio del peggio. Ma è su questo che il governo locale basa la sua economia, oltre che sulla prostituzione che resta comunque un business più marginale.

Nonostante gli aspetti alquanto spaventosi non può essere considerata una ”terra di nessuno ”, dal momento che al suo interno vi è un vero e proprio apparato burocratico organizzato, con corpi di polizia che girano ancora con divise sovietiche, ed una moneta propria: il rublo transnistriano. È uno stato che si proclama leninista, e uno degli ultimi ad avere sulla bandiera la falce e il martello. Ovviamente un cittadino straniero non può accedervi se non con un’autorizzazione, che comunque consente di girare per il paese solo pochi giorni. La capitale Tiraspol è raggiungibile quasi unicamente con il treno che connette Chisinau a Odessa, sul Mar Nero.

Wikimedia Commons/ Mappa della Transistria in tedesco, di wikipedia:de:Benutzer:Perconte [CC BY-SA 2.0 ]

I rapporti con la Russia sono intensi, tanto che può essere considerato un suo avamposto. Gli interessi di Putin sono chiaramente rivolti all’utilità strategica, poiché all’interno del territorio è stata accertata la presenza di basi missilistiche risalenti all’età sovietica, dove sono presenti gli Alazan, razzi dotati di testata agli isotopi radio attivi. Vere e proprie bombe nucleari che il capo di stato russo sembra voler “custodire”.

A circa ottanta chilometri a ovest c’è la Romania, che rappresenta il confine dell’Unione Europea in quest’area turbolenta. Una distanza minima che separa l’occidente da uno stato economicamente vicino al terzo mondo, che traffica armi con i peggiori criminali del pianeta e che si dichiara anacronisticamente comunista. Una situazione che meriterebbe più attenzione al livello internazionale, ma che per qualche motivo viene ignorata in modo alquanto miope.


Fonti:

http://www.corriere.it/esteri/14_maggio_12/benvenuti-transnistria-paese-che-c-ma-nessuno-riconosce-692609ea-d9fe-11e3-8b8a-dcb35a431922.shtml

Transnistria, un bazar di armi e materiale radiattivo nel cuore dell’Europa

 

Credits: Immagine di copertina

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