valore

Quanto vale un bene?

Di Elisa Navarra

Cosa è il valore? Perchè si dice che un gioiello vale più di un frutto? Chi decide quanto vale un bene?

Domanda forse un po’ filosofica, a cui l’economia ha voluto dare una risposta approssimativa, per semplificare (stranamente) la questione. Quello che infatti nelle scienze economiche viene brutalmente inglobato nelle preferenze esogene degli agenti economici, è oggetto di uno studio più approfondito in filosofia. In particolare, la Filosofia dell’Economia, scienza sempre più diffusa specialmente all’estero, si interroga su come il concetto filosofico di ”valore” si possa realmente conciliare con le realtà e i modelli economici.

Ma partiamo da una definizione alla Treccani. Valore è, riassumendo, il coraggio di una persona, o il pregio di un bene, essenzialmente. Ciò che invece quotidianamente intendiamo con “valore”, altri non è, a detta degli economisti, che il “valore di scambio”. In altri termini, la proprietà del bene di acquistare altri beni (il suo «prezzo relativo»). Contrapposto al valore di scambio è il “valore d’uso”, la capacità di un bene di soddisfare un bisogno: la famosa utilità che definisce le preferenze di un individuo. Ne consegue, che se un agente economico non attribuisce valore d’uso ad un bene, questi ne è totalmente privo. È qui che giungono le critiche all’antropocentrica scienza economica. Nulla ha valore a meno che qualcuno non lo valuti: da cui la tendenza a definire l’economia una “value-free science”.

Ecco che tra sugli scritti di Adam Smith si proiettano le ombre di Platone. Rifacendosi alla filosofia classica, i filosofi dell’economia si chiedono quanto siano consistenti le assunzioni di razionale egoismo. Come si concilia il paniere individuale delle dotazioni iniziali con il bene aristotelico della vita umana? E ancora, come si può subordinare l’equità all’efficienza? Gli interrogativi sono parecchi, per una scienza che da Platone (428a.C. – 347 a.C.) a Scheler (1874-1928) ha spesso visto il valore come oggettivo ed intrinseco. I giovani economisti classici possono forse ritrovare i loro antenati nel lontano V secolo, quando i sofisti valutavano un bene per la sua bontà e utilità. Così anche per Protagora (486 ca.-410 a.C.) non esistono il bene ed il vero assoluti, ma questo sono concetti relativi poiché ogni uomo è misura di ciò che ha per lui valore.

Particolare la formulazione di Max Weber che comprende alcune delle caratteristiche centrali che il concetto di valore ingloba tutt’ora. Per il filosofo ed economista tedesco, il valore non è semplicemente oggetto di una preferenza, ma nemmeno un ideale astratto. I valori sono la guida e delle scelte stesse, e a noi non è dato determinarli.

Ma allora, tornando alla domanda iniziale: quanto vale un bene? Il valore attribuitogli, per gli economisti; il bene stesso, per Platone; la sua funzione, per Weber. Insomma, può valer tutto o valer nulla, dipende solo da quale teoria…si sceglie di far valere.

 


Fonti:
Philosophy of Economics:  http://www-personal.umd.umich.edu
http://www.treccani.it/enciclopedia/valori_(Enciclopedia-delle-scienze-sociali)/
Treccani

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