Resident Evil 7 – CapCom ha fatto un buon lavoro?

Per rispondere a questo quesito non è sufficiente guardare ripetutamente lo splendido trailer che abbiamo avuto davanti per mesi, ma occorre infilare le dita nella melma scura che caratterizza gli scenari di gioco fin dalle prime battute.

In primis, questo non è il classico titolo Resident Evil: in passato siamo abituati ad avventure in terza persona mentre ora possiamo vivere l’orrore senza fine coi nostri occhi; questo grazie agli  apparecchi di Realtà Virtuale oggi in commercio che RE 7 supporta al 100%. Inoltre, se con i capitoli precedenti abbiamo affrontato orde senza fine di non morti in città date alle fiamme, questa volta avremo a che vedercela col buio e la claustrofobia. L’avventura è ambientata nella fatiscente fattoria della famiglia Baker, location unica per buona parte della trama: un luogo semidistrutto, sporco, putrido e umido, e a quanto pare ancora abitato dai suoi proprietari che non amano particolarmente ricevere visite.

Resident Evil 7. Photograph: Capcom

Dal punto di vista del gameplay, RE 7 unisce le componenti Indie alla brutalità che ha caratterizzato il suo nome; il protagonista sarà per la maggior parte del tempo impegnato a cercare una via di uscita dalla casa, sopravvivendo come possibile alla violenza portata dai suoi inquilini ovunque egli vada. Mediante un complesso (e purtroppo eccessivo) sistema di hand-grabbing, il giocatore è costantemente spinto all’esplorazione della Baker Mansion per cercare chiavi che diano l’accesso ad aree differenti, videotape per scoprire la storia della Famiglia, indizi per risolvere il caso della loro follia e via dicendo. In pratica, si è costretti a “fare questo” per poter “fare quello”; non c’è letteralmente via di scampo da questo sistema, e forse è proprio questo il limite maggiore del titolo. Nonostante ciò, gli scontri con i nemici e la visuale in prima persona aiutano facilmente a dimenticare questi binari obbligati, dando un senso di terrore ad ogni angolo visitabile della fattoria. Inutile dire che ci si trova in un territorio riempito con trappole mortali capaci di segare uomini a metà senza troppi problemi e muri abbastanza sottili da permettere ad un nemico di sorprenderci quando meno ce lo aspettiamo. I combattimenti non sono assolutamente un richiamo agli ”sparatutto”, né sono legnosi e basati su un sistema di fuga come in altri titoli quali Outlast e Alien Isolation. Il protagonista è chiamato a difendersi come può, parando i colpi e cercando di abbattere i nemici per guadagnare un po’ di spazio.

Le ambientazioni sono quanto di più creepy possa esserci sullo schermo: il gore è persistente e il disgusto pure, tanto da aver letteralmente fatto stare male alcuni dei giocatori durante la demo gratuita. In più, il comparto sonoro surround fa il suo dovere senza se e senza ma, regalando brividi ogni dieci passi tra scricchiolii, rumori molesti, ruggiti e risate.
Il livello grafico è a dir poco impressionante, sebbene giri su un engine abbastanza datato. I cali di frame sono quasi assenti (si scende a 30fps solo nelle scene più caotiche), ma per il resto il gioco è una gioia per gli occhi di ogni appassionato del genere. L’accessibilità è molto alta, garantendo anche a macchine di media potenza una qualità elevata e costante; di fatto su PC il gioco non pesa più di 25Gb, una dimensione non indifferente per un capitolo Next Gen.

Resident Evil 7. Photograph: Capcom

Per dare un giudizio complessivo, Capcom ha fatto un lavoro ottimo, non buono. Sebbene gli appassionati guardassero con timore a questo titolo dopo il flop in puro stile action-shooter dei capitoli precedenti, Resident Evil 7 dimostra come la casa produttrice non abbia affatto perso smalto: è stata altresì capace di regalarci un prodotto eccezionale dal punto di vista dell’atmosfera, facendoci scendere lacrime di nostalgia per i primi capitoli. In complessiva, questo Resident Evil è il più “evil” degli ultimi anni e gode di un ottimo comparto grafico-sonoro oltre che una rigiocabilità più che possibile, specie nelle modalità più toste come “Manicomio”.
Per chi vuole vivere una vera esperienza ai limiti dell’orrido e dell’assurdo, non si può che consigliare questo nuovo masterpiece dell’industria videoludica. Specie con i due DLC in arrivo.

Benvenuto in famiglia, figliolo.

Fonti: prova diretta del titolo, analisi personale in relazione ad altri video di gameplay

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