Goccia in un mare nero. Uno sguardo ai neofascisti milanesi

di Claudia Galeano

Abiti neri, teste rasate, visi truci. L’iconografia è sempre la stessa, con il relativo corollario di braccia tese e croci celtiche. È con questa immagine che i neofascisti continuano a presentarsi, non più soltanto in sale convegni e sale di provincia ma spesso, come lo scorso 14 gennaio, in pieno centro città, all’Arco della Pace, per un presidio contro i migranti.

Parlando di neofascisti nostrani, non si può che riferirsi a Forza Nuova, malgrado la galassia nera sia più complessa di quanto spesso si creda.

Non c’è soltanto il movimento fondato nel 1997 da Roberto Fiore, che risponde al motto “Dio. Patria, Famiglia, Lavoro”, e che si definisce: “l’avanguardia della Ricostruzione Nazionale” fondata sulla fedeltà all’ordine naturale, alle radici e all’identità Italiana, in netta contrapposizione al cosiddetto mondo moderno, in nome di principi e valori perenni nel nome dei quali riedificare la Civiltà”.

Attorno a questa realtà politica, che alle ultime elezioni amministrative meneghine è riuscita a portare al municipio 8 un militante, Stefano Pavesi, ruotano numerose realtà collegate. È il caso dell’associazione A.D.ES. formalmente punto di raccolta di “Amici e Discendenti degli ESuli Giuliani, Istriani, Fiumani, Dalmati”, di fatto vicina alle istanze neofasciste, e in particolare (come si può verificare anche sulle pagine social) ai gruppi Lealtà e Azione, animati da “spirito Militante, ovvero con fede, senso del sacrificio, disciplina”.

Il presidio di Forza Nuova all’Arco della Pace

Sono, costoro, i responsabili di eventi come il convegno “Islam, immigrazione: una sfida per l’Italia”, tenuto nella Sala Alessi del Comune lo scorso 10 febbraio, alla presenza di Magdi Cristiano Allam, o di numerosi convegni di Massimo Gandolfini, l’avvocato autoproclamatosi paladino della guerra al “gender”. E, ultimo in ordine di tempo, responsabili del concerto che avrebbe dovuto tenersi per il Giorno del Ricordo delle Foibe il 13 febbraio alla Palazzina Liberty, saltato per mancate autorizzazioni.

Nello spazio che ospitò gli spettacoli popolari di Dario Fo e Franca Rame avrebbe infatti dovuto esibirsi Skoll, al secolo Federico Goglio. Il musicista si definisce patriottico, ma porta sulla fedina penale una condanna per apologia di fascismo inflittagli nel 2015. Ecco il motivo per il quale simili realtà non usano mai, nei propri programmi, la parola fascismo, benché la rivendichino tra di loro, ne utilizzino simboli e gesti -tra cui il saluto romano – e talora si chiamino fra loro “camerati”: è la legge Scelba (645/52) che, in attuazione della XII disposizione transitoria e finale della Costituzione, che vieta la ricostituzione del partito fascista, stabilisce che:

si ha riorganizzazione del disciolto partito fascista quando una associazione, un movimento o comunque un gruppo di persone non inferiore a cinque persegue finalità antidemocratiche proprie del partito fascista, esaltando, minacciando o usando la violenza quale metodo di lotta politica o propugnando la soppressione delle libertà garantite dalla Costituzione o denigrando la democrazia, le sue istituzioni e i valori della Resistenza, o svolgendo propaganda razzista, ovvero rivolge la sua attività alla esaltazione di esponenti, principi, fatti e metodi propri del predetto partito o compie manifestazioni esteriori di carattere fascista

Una legge che di cui il programma di Forza Nuova chiede l’abrogazione, bollandola come liberticida, rivendicando come legittima la propaganda di xenofobia, antisemitismo, odio verso tutto ciò che non risponde ai valori che ritengono fondanti della società italiana, tra cui le pretese radici cristiane.

Federico Goglio alias Skoll in concerto

La possibilità che tali si svolgano nel centro di Milano, denota una sempre maggior presa di idee di questo tenore. Ad affascinare è l’aspirazione all’ordine e al “contropotere”, rivendicata da questi movimenti, oltre che – in primo luogo – la preponderanza attribuita al nazionalismo. Le presidenze di Trump, Orban, la forza del messaggio di Marine Le Pen, sembrano dimostrare che è questa la direzione dell’Europa e di tutto il cosiddetto occidente: “noi, prima di loro”.

Milano è in questo senso una lente privilegiata per osservare questo fenomeno in ascesa, e la rassegna fin qui elencata è una rappresentativa goccia nel mare. Resta da chiedersi quali saranno le conseguenze: dove porta questo marziale avanzamento?

Fonti: legge Scelba, Programma Forza Nuova, A.D.E.S., Lealtà Azione, concerto, foto copertina, Arco, Skoll

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