Ventiquattro ore, ovvero una giornata da cicisbeo

Il cicisbeo: un cavalier servente giovane e galante disposto ad accompagnare la propria dama a passeggio, in carrozza, a teatro e perché no, anche a letto. Nel Settecento non vi era donna sposata che non avesse al suo fianco un giovane gentile e disposto a tutto pur di passare le giornate al suo fianco.

Anche Giuseppe Parini nel suo poemetto Il giorno descrive con ironia la giornata tipo di un giovane cavalier servente milanese. Il poeta settecentesco riconduce l’origine di questa professione ai matrimoni combinati che costringono le future spose ad accettare di sposare un ricco sconosciuto, essendo ben consapevoli che avrebbero trascorso la maggior parte della giornata con il giovane cicisbeo.

Ma dove e come vive il giovin signore? La sua giornata non inizia prima di mezzogiorno perché il giovane ha fatto tardi la sera prima e ha bisogno di dormire per recuperare le forze. Come prima cosa un bel caffè per colazione che tende pure a far dimagrire (cosa che non fa mai male) e i primi ordini impartiti ai camerieri. È poi il momento dell’igiene personale: un cameriere gli versa sulle mani acqua profumata e un altro gli offre sapone al muschio; arriva poi il turno dei denti che vengono strofinati con una spugna intrisa di essenze, le guance invece vengono colorate con il belletto. Si passa successivamente ai profumi e alle polveri impalpabili che vengono stese su tutto il viso per coprirne il pallore, dei finti nei vengono disegnati per coprire eventuali brufoli.  Nel frattempo un valletto arriccia con un ferro caldo la lunga parrucca e il cicisbeo sceglie gli abiti per la giornata.

Durante il pomeriggio passa il tempo a palazzo, rigorosamente in compagnia della sua dama. Il marito si dilegua, sa bene che sarà il giovane a trascorrere la giornata con la moglie. La padrona di casa e il cavaliere pranzano insieme, seduti l’uno accanto all’altra. La conversazione si fa subito maliziosa: pettegolezzi, storielle di corna e tradimenti sono all’ordine del giorno. Il pranzo è abbondante, carne e vino non mancano. Il secondo caffè della giornata si sorseggia nel salottino, dove si gioca in attesa della parte più desiderata della giornata: la serata mondana.

L’imbrunire è il momento perfetto per visitare le amiche: l’arte della conversazione trova la sua sede naturale nei salotti. Ci si raccontano i pettegolezzi e la conversazione assume spesso la forma di una duello combattuto a suon di frasi velenose. Quando la situazione si fa incandescente il giovane cicisbeo invita la sua dama ad andare via e i due, a tutta velocità, si dirigono con la loro carrozza verso le strade del centro che brulicano di vita. I palazzi dei nobili sono illuminati con torce e lampade. Le stanze sono piene di dame e cavalieri: è il momento per il giovane di sfoggiare i suoi titoli nobiliari e pavoneggiarsi di fronte alla sua dama.

La padrona di casa è la vera protagonista della serata, sventola il suo ventaglio e dispensa saluti e convenevoli ai suoi ospiti. Arriva poi il momento del gioco d’azzardo, il passatempo preferito dell’aristocrazia milanese: si passa dal biribissi alla cavagnola. Poi si ride, si balla, si scherza e si beve: la notte è ancora lunga, il cicisbeo dovrà restare sveglio almeno fino all’alba.


Fonti

Wikipedia

Rivista «Focus storia» n°122, Mondadori, dicembre 2016.

Crediti

Copertina

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