De amore

Quante opere d’arte sono dedicate all’amore? Quante al dolore? Nere di dolore e rosse d’amore, come l’odio e l’amore di Julien per la sua amata.
È difficile definirlo: cos’è l’amore?
Esiste una definizione universale, univoca, vera, valida per ogni uomo ed ogni donna che ama?
Io penso proprio di sì.
Ho amato una sola volta, ma anche quello era amore zoppo, perché noi cuccioli di 19 anni eravamo troppo goffi per scoprirci e amarci senza riserve.
Perché se la creatura che ami si avvicina a te nel modo sbagliato da ragazza con i pantaloni che in realtà ha solo bisogno di affetto tu, tu lo respingi, tu hai bisogno dell’affetto prima della passione.
E se tra me e il mio amore scritto e descritto in mail e lettere lunghe lunghe mandate da tutta Europa non c’è mai stato nulla, in fin dei conti va bene così.
It was just that the time was wrong, Juliet.
E forse lui non era il mio Paolo.
E allora, allora, mi chiede Ele, l’hai incontrata l’anima gemella, mi chiede con il suo accento infantile e buffo.
Giri di parole, una donna mamma e insegnante che cerca di raccontare la vita ai propri ragazzi.
Mia piccola Ele, non so se è l’anima gemella, perché le anime gemelle si scelgono a vicenda e lui forse non mi ha nemmeno notata.
Forse siamo gemelli diversi però.
Siamo molto simili, nei colori e nei gusti, nelle passioni brucianti, nelle scelte di vita radicali.
Come faccio a dirti se è amore, dolce Ele?
Lo saprò quando avrò il cuore rotto, grondante sangue rosso amore. Ma io non sono Julien, io riesco solo ad amare e soffrire, non conosco odio.
L’odio distrugge, amore e dolore creano, creano bei romanzi, bei dipinti, belle poesie, amore e dolore sono alleati.
Lui non lo sa ma mi ha già spezzata una volta, forse volutamente, forse senza volerlo e ho scritto due poesie e un racconto in un giorno.
Forse è amore.
Amore è ‘e vedutolo lo amò’.
Amore è istinto materno e di protezione prima di tutto, la prima cosa che pensai quando lo vidi di lontano fu ‘ma quanto è piccolo?’.
Piccolo, minuto, mani minute, non peserà più di 60 kg, il che è ok visto che anche io sono una pocket girl di 50 kg.
Mi ha graffiato il cuore la sua purezza, come di bambino che non abbia ancora visto il mondo tutto intero.
Io sono più piccola, ma giacché l’età è solo un numero, sono molto più vecchia, ho quasi 60 anni di esperienze nere di vita eppure l’entusiasmo di una ragazzina.
Avrei voluto fargli una carezza, perché so che lui ha fame di carezze. No, non di quelle interessate: carezze di madre, di donna che dia senza chiedere, carezze gratuite, atti d’amore gratuiti.
E avrei voluto stringerlo forte e mettergli il viso delicato dai lineamenti così belli e netti nel cavo tra mento e spalla, dove metto le testoline di tutti i miei bimbi tristi o piangenti.
É buffo come tutti noi cerchiamo di mostrarci grandi e forti al mondo.
La parte più bella di un uomo è la parte goffa e fragile. E’ la parte più bella perché è la parte più intima.
Anche lui, nonostante la dolcezza, vuole apparire fermo e solido, ben piantato sulle gambe magroline.
Ha la sfortuna di essere molto popolare tra la gente che conosce.
Io la trovo una sfortuna, non il fatto in sé, ma la necessità di dover apparire in pubblico, la necessità di rispondere alle altrui aspettative.
Sei un designer di fama che dà speranza alla gente, ai giovani designer, non puoi essere fragile.
Non puoi parlare nelle tue opere delle tue fragilità.
Perché no, mi chiedo?
Io lo faccio e non voglio diventare famosa.
Lui, stella, lui ha una foto di profilo facebook che a me stringe il cuore, due occhi purissimi ma che sembrano feriti, che guardano oltre l’obiettivo, oltre… Dove?
É possibile che in tutto quello che posta le persone non vedano quel brandello, quella parte morbida, dolente, quella che io vorrei coccolare e medicare e accudire?
Sono sicura che sia un uomo realizzato e felice, almeno dal punto di vista lavorativo.
Ma gli manca qualcosa, è evidente, almeno per me.
No, non gli manca una donna.
Non quella donna.
C’è una ragione se non sono mai partita missionaria, io ‘chiamata’ da Dio a 23 anni, verosimilmente non era Dio ma la voglia di fuggire e di dare un senso più alto alla mia vita.
La ragione per cui non potrei mai fare la missionaria è che spero di avere dei figli, tanti, cinque, non meno di quattro.
Certo, deve esserci un papà.
Ma la rinuncia più grande per me sarebbe la rinuncia alla maternità.
E lui, lui è padre di tanti figli e di nessun figlio.
E’ la sua scelta.
Le altrui scelte si rispettano, e si amano le scelte come si amano le persone.
Se potessi portare in grembo per nove mesi la sua bimba, la sua perla, se potessi renderlo padre senza sfiorargli nemmeno quei suoi capelli così disordinati, né quella bocca piccola, infantile, senza neanche prenderlo per mano, quella mano minuta e cara, se potessi dargli quel brandello di felicità che gli manca e che gli manca così tanto e che chi lo circonda non vede.
Cosa dici Ele, è amore?

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