Innocent when you “smoke”

Tra verità e menzogna, tra silenzi e parole, tra un negozio di sigari e lo studio di un romanziere. Smoke, distribuito nelle sale nel 1995, ha come centro d’azione dei cinque capitoli che lo compongono, una tabaccheria di Brooklyn in cui si intrecciano le vite di personaggi tanto diversi quanto legati tra loro dal “peso del fumo”.

La tabaccheria all’angolo

Il racconto di Natale di Auggie Wren, scritto da Paul Auster nel 1990 per il New York Times, diventa punto di ispirazione per il film. Lo sceneggiatore è lo stesso Auster che, insieme al regista Waine Wang, crea un’analisi dettagliata delle vite invisibili che si muovono nell’ombra di Brooklyn ma che diventano importanti appena mettono piede in quell’angolo tra la terza e la settima, lo stesso angolo che il tabaccaio Auggie (Harvey Keitel) fotografa tutte le mattine alle 8 in punto.

Quell’angolo che va osservato con calma come quelle foto ossessive:

Sono tutte uguali, ma ognuna è differente dall’altra. Ci sono delle mattine di sole, delle mattine buie, ci sono luci estive e luci autunnali -come la Cattedrale di Rouen per Monet. Giorni feriali e fine settimana. C’è gente con l’impermeabile e le galosce e gente con la maglietta e i pantaloncini. Qualche volta la stessa gente, qualche volta differente. Qualche volta quelli differenti diventano uguali oppure scompaiono. La Terra gira intorno al sole, e ogni giorno la luce del sole colpisce la Terra da un’angolazione differente.

Nonostante la sceneggiatura prenda vita partendo dal racconto di Natale di Auster, l’atmosfera è tutt’altro che natalizia. Le vite dei cinque co-protagonisti vengono messe a fuoco durante l’estate del 1990 e l’unico accenno natalizio lo si trova nel capitolo finale, che riprende fedelmente l’editoriale del New York Times.

Innocenza

La colonna sonora è in perfetta armonia con il drammatico romanticismo che echeggia nella Brooklyn degli anni ’90, accennata in Smoke e analizzata nel sequel Blue in the face.

Non sembra un caso che il brano finale sia Innocent when you dream di Tom Waits che, accompagnato dalla trasposizione per immagini del racconto di Natale, pare voler sottolineare l’innocenza dei personaggi. Le loro storie sembrano infatti dettate dall’ingenuità e dalla purezza di chi ha ben poco da perdere e tutto da guadagnare. Il lato attraente della pellicola è proprio la sua semplicità e allo stesso tempo la sua attenzione per i dettagli. “Per fare una bella storia devi sapere quali bottoni spingere” e in Smoke non viene solo detto ma viene anche dimostrato.

 

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