Il principio della rana bollita

Il filosofo e teorico della comunicazione americano Noam Chomsky è anche autore. Tra i suoi vari e attuali pensieri, cattura l’attenzione il principio della rana bollita. Questa teoria si rispecchia alla perfezione nella società e nelle mentalità comune, nelle persone.

Il principio

Il principio della rana bollita:

Immaginate un pentolone pieno d’acqua fredda, nel quale nuota tranquillamente una rana. Il fuoco è acceso sotto la pentola, l’acqua si riscalda pian piano. Presto l’acqua diventa tiepida. La rana la trova piuttosto gradevole. La temperatura sale. Adesso l’acqua è calda, un po’ più di quanto la rana non apprezzi. La rana si scalda un po’, tuttavia non si spaventa. Adesso l’acqua è davvero troppo calda, e la rana la trova molto sgradevole. Ma si è indebolita, e non ha la forza di reagire. La rana non ha la forza di reagire, dunque sopporta. Sopporta e non fa nulla per salvarsi. La temperatura sale ancora, e la rana, semplicemente, finisce morta bollita. Ma se l’acqua fosse stata già bollente, la rana non ci si sarebbe mai immersa, avrebbe dato un forte colpo di zampa per salvarsi. Ciò significa che quando un cambiamento viene effettuato in maniera sufficientemente lenta e graduale sfugge alla coscienza e non suscita nessuna reazione, nessuna opposizione.

Questa teoria può benissimo essere accostata alla società contemporanea. Infatti innumerevoli fenomeni e abitudini, che qualche decennio fa avrebbero suscitato scalpore, attenzione e anche sdegno, mano a mano sono diventate banali, trasparenti agli occhi della maggior parte della popolazione. I presagi lanciati per il futuro dall’umanità, dalla natura stessa, non suscitano subito reazioni e misure preventive. Il rischio è l’assuefazione: la società si prepara psicologicamente ad accettare un mondo decadente, malato, se non morente.

I problemi ambientali

Di esempi a sostegno delle parole di Chomsky ve ne sono vari. Prima fra tutti, la questione ecologica e ambientale: si è assistito nel corso dei decenni a una sempre maggiore deforestazione, caso critico l’area amazzonica, con numeri che denunciano la perdita del corrispettivo in superficie di 50 campi da calcio al minuto, più di 50.000 al giorno. I danni di questo disboscamento intensivo sono crescenti e irreversibili, con ripercussioni critiche sulla biodiversità, sull’ecosistema che in casi limite rischi persino la desertificazione, sul ciclo dell’acqua e sull’aumento di concentrazione di anidride carbonica nell’atmosfera. Per spostare l’attenzione sul territorio, sempre in tema ambientale, come non citare il disastro della Terra dei Fuochi, il cui sottosuolo continua a essere sempre più discarica di scorie e sostanze tossiche possibili ad opera di Camorra e altre associazioni mafiose. Una terra avvelenata inesorabilmente e causa di migliaia di tumori per la popolazione a contatto con prodotti provenienti da quel luogo.

Lavoro minorile e situazione alimentare

Per quanto riguarda il discorso sul guadagno e sul progresso legato alla globalizzazione, è opportuno citare le multinazionali, che adottano il fenomeno della delocalizzazione. La produzione, nei Paesi economicamente più poveri, si caratterizza per il basso costo della manodopera in generale e di quella infantile nel particolare. La maggior parte delle multinazionali, per aumentare i propri profitti, apre sempre di più propri stabilimenti e fabbriche nei Paesi in via di sviluppo in cui vengono spesso impiegati minori, con costi davvero ridotti al minimo. Esse trovano così terreno fertile per lo sfruttamento del lavoro minorile, aggirando i divieti legali posti in merito dai propri Stati. Le Associazioni per i Diritti dell’infanzia solo a volte riescono a risolvere questo problemi.

Una netta differenza, che riguarda dal vicino tutti, la si ritrova anche nell’alimentazione. Infatti, progressivamente la dieta basata fortemente su prodotti stagionali e territoriali, tali che l’alimentazione risultasse nel complesso semplice, ma sana ed equilibrata, è stata lasciata. Al contrario, la situazione quotidiana legata al cibo è mutata: si gode di ingredienti disponibili in ogni periodo dell’anno, ricorrendo piuttosto a coltivazioni in serre. I ritmi decisamente più frenetici in generale, gli orari lavorativi portano spesso a pasti veloci e il cibo spazzatura è molto più frequente.

 

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