E’ arrivata la crisi Inter?

5 anni dopo il triplete, l’Inter mostra grandi problemi. E’ davvero arrivata la crisi per la squadra di Milano?

Il triplete e i problemi successivi

“El Principe diventa Re nella notte di Madrid”: queste le parole di uno dei più grandi telecronisti e giornalisti sportivi italiani, Massimo Marianella, il 22 maggio del 2010, al minuto 70’ della finale di Champions League tra Inter e Bayern di Monaco. E’ quello il giorno in cui la squadra di Moratti ha raggiunto la massima riconoscenza calcistica europea, il triplete, vincendo campionato, Coppa Italia e appunto la Champions League, tutte nello stesso anno.
Si potrebbe parlare a lungo dei bei tempi andati, ma il calcio è una creatura che corre, e lascia poco spazio ai ricordi: oggi è il 5 dicembre del 2016 e l’Inter è decima in classifica a 15 punti dalla capolista Juventus, chiaramente al di sotto delle aspettative, fuori dall’Europa League ai gironi ed al terzo allenatore da luglio.

E’ una situazione drammatica quella in casa Inter: ha appena perso con un sonoro 3-0 in casa del Napoli, che ha festeggiato un pareggio per 2-2 nel derby raggiunto in extremis contro una formazione di cui dovrebbe essere superiore per rosa, come il Milan, e che si trova a ben 7 punti dall’ultimo dei risultati accettabili, la zona Europa League. E’ la squadra che ha perso di più tra le prime 11 in campionato: 6 sconfitte (dato della 15a giornata). E’ anche quella che ha subito più goal: 21, sempre tra le squadre della prima metà del tabellone. Si potrebbe andare avanti parlando delle statistiche negative della squadra di Pioli, ma per quanto i numeri possano raccontare realtà che spesso l’occhio umano non nota, il problema dell’Inter risiede in altro.

L’aspetto societario e le difficoltà di gestione

Sicuramente esiste l’aspetto societario, che necessariamente influisce sulla componente tecnica. L’Inter sta soffrendo la mancanza di una società solida: dal 2013 si è insediato alla guida Erick Thohir, ma con mille dubbi riguardo ad una figura di riferimento o di linea decisionale, ed incappando in tutte le difficoltà logistiche di un imprenditore straniero arrivato nel Bel Paese. Inoltre da circa un anno si vocifera di un passaggio di proprietà al gruppo Suning, quasi concretizzatosi con l’entrata nell’organigramma di Liu Jun, nuovo A.D. e uomo di fiducia proprio del capo del gruppo Suning, Zhang Jindong. Con Javier Zanetti alla vicepresidenza, si cerca di nascondere il problema di un presidente assente dietro ad una figura molto legata al mondo Inter ma chiaramente inadatta a dare segnali forti nel momento del bisogno, come un Andrea Agnelli nella Juve oppure un Luciano Spalletti nella Roma.

Da qui si giunge al secondo grande problema dell’Inter degli ultimi anni: l’incapacità di costruire un gruppo vincente, nonostante le importanti risorse economiche. Da qui derivano serie difficoltà di gestione. E attenzione, non si parla necessariamente di un gruppo che debba vincere nell’immediato, ma basterebbe riuscire a vedere nelle scelte tecniche il barlume di un progetto.

La struttura societaria fallimentare

Piero Ausilio, l’attuale DS dell’inter, ruolo che ricopre dal 2014, non sta esattamente gestendo al meglio tutto ciò che riguarda l’area tecnica: contratti e rapporti con calciatori ed allenatori, due esoneri in sei mesi, e tutto ciò che riguarda la compravendita dei calciatori. Duole ricordare l’ “affare” Kondogbia, circa 40 milioni per un ragazzo che non è stato assolutamente in grado di emergere, dimostrando talvolta di essere “fuori categoria” e sicuramente non in senso positivo.
E quest’ultimo tassello purtroppo porta direttamente sul campo: come può un allenatore subentrando a stagione in corso con calciatori non scelti da lui e con una situazione societaria così confusa fare bene? I profili di De Boer e di Pioli non sono affatto dei profili di bassa qualità, anzi, ma i risultati stonano con le aspettative della società, che credeva di aver costruito una rosa in grado di vincere il campionato. L’Inter è in effetti la seconda o la terza forza in Serie A per livello della rosa, che potrebbe attaccare il trono della Juve, ma priva della struttura societaria in grado di sostenerla e priva, nel complesso, di un ordine di pensiero condiviso. Il secondo più grande acquisto estivo dell’Inter è stato Gabriel Barbosa, in arte Gabigol, che è costato all’Inter la bellezza di 500.000€ per ogni minuto speso in campo, visto lo scarso impiego ed il consistente costo del cartellino.
Per quanto questa panoramica del mondo Inter sia tragica, questi sei anni del post-triplete potrebbero essere soltanto una fase, e non la normalità. L’inter ha una grande storia e dopo l’acquisizione da parte del gruppo Suning avrà una società molto ricca ed una buona base tecnica da cui partire. L’unica necessità è però risanare e stabilizzare la società con persone competenti e familiari al il calcio italiano, per rivedere presto una delle società più gloriose della storia sul tetto d’Europa.

 

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