Vanessa Beecroft e le sue grandi polaroid

Dal 24 al 29 novembre al Palazzo Reale di Milano, sono state esposte le polaroid di Vanessa Beecroft: Polaroids 1993-2016. L’esposizione è stata organizzata da Vogue, in occasione del primo PhotoVogue Festival italiano, e dal Comune di Milano. Un’artista che basa principalmente le sue opere sulla performance, cercando di ricreare quadri viventi tramite coreografie, musiche e luci di sottofondo. Molte di queste sono state realizzate in Italia, specialmente a Milano, dove Vanessa ha vissuto per molto tempo e dove si è diplomata, all’Accademia di Belle Arti di Brera.

La mostra è un percorso visivo composto da una raccolta di polaroid di grandi dimensioni, appese alle pareti antiche, che creano un allestimento particolare e seducente. Le protagoniste sono le donne e il loro corpo: attirano l’attenzione del visitatore con gli sguardi magnetici, la giovinezza, l’eleganza e un senso di stranezza. Una ricerca sull’identità femminile, attraverso una riflessione sui temi dello sguardo, del desiderio e dell’alienazione. Il corpo della donna ritratta nelle polaroid viene ingrandito, mostrato, esaltato, per far capire agli spettatori, di entrambi i sessi, che nella società contemporanea il corpo di una  donna è visto come oggetto sessuale.

La Beecroft si pone lo scopo di portare lo spettatore ad una riflessione sulla questione della fisicità, sulla perdita del connotato fisico: non un corpo che produce piacere, ma un corpo esposto che produce arte. L’obiettivo è il ribaltamento della visione del nudo femmineo, ridefinendo lo sguardo femminile della donna nei confronti di un’altra donna, inserendosi così in una nuova tipologia di artiste, femministe e contemporanee. Un’arte che ha una valenza sociale molto forte, una mostra che fa conoscere donne colorate di bianco, oro, nero, blu. Tra ingrandimenti e nudità velate: un’arte nell’arte che lascia lo spettatore sbigottito ma anche molto incuriosito.

 

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