Introversione: chiusura o geniale solitudine?

Oggi, nel mondo, soprattutto quello occidentale, una delle parole chiave è estroverso. Davanti ad esempi di uomini e donne (prima fra tutte Rosa Parks) introversi che hanno rivoluzionato il mondo, la timidezza può davvero essere considerata inferiore all’essere estroversi?

Rosa Park in Quiet

Sì, perché l’introversione non è consigliata: in una società dove ciò che conta è convincersi e convincere, dove importa affermare sé stessi combattendo fino all’ultima parola, la timidezza spaventa, la solitudine altrettanto. Ma davvero l’introversione è solo un difetto? È Susan Cain, una scrittrice ad oggi molto conosciuta, a parlarne, nel suo libro Quiet. Il potere degli introversi in un mondo che non sa smettere di parlare.

È con la storia della celebre Rosa Parks che l’autrice apre il proprio libro. La Cain racconta la forte ribellione insita nel “no” cortese di quella donna che, nel lontano 1955, ad Alabama, si rifiuta di cedere il proprio posto ad un bianco, solo perché considerato più importante di lei. Ella verrà processata e condannata per disturbo alla quiete pubblica, e questo episodio sarà la scintilla giusta per accendere una protesta senza precedenti, attuata da Martin Luther King, che riuscirà a liberare l’America dalla gabbia della segregazione razziale. Infatti, circa un anno dopo, la Corte Suprema degli Stati Uniti dichiarò anticostituzionale le leggi sulla stessa.

Rosa era una donna umile, pacata, timida e introversa; ma questo non ha significato passività. Ha saputo farsi rispettare e anzi, probabilmente è stata più tenace di chiunque altro. D’altronde, questa dottrina dell’estroversione viene inculcata nelle menti degli occidentali da decenni, grazie a tutto quello che è successo all’interno della società europea e americana. L’uomo segue il corso degli eventi, viene condizionato da questi. Da tempo ormai una delle figure più affermate nella società è quella del venditore. Abilità nel parlare, convincere, raggirare: con queste qualità, il gioco è fatto. E chi è introverso, estremamente riflessivo, si ritrova ai margini.

Il difetto dell’introversione?

Ma davvero essere introversi è male? Non bisogna infatti dimenticare che le idee migliori, le scoperte, l’arte, la musica, la letteratura, nascono quasi sempre dal genio della solitudine, da un individuo capace di chiudersi in camera e confrontarsi con se stesso. Essere estroversi ha i suoi pro e i suoi contro, allo stesso modo dell’essere l’opposto.

Il libro di Susan Cain è rivolto a tutti quei riflessivi introversi che troppo spesso si sono sentiti sbagliati, fuori posto. L’autrice stessa si racconta, narrando la trasformazione della sua timidezza in fragile sicurezza. Consiglia il lettore e sottolinea l’importanza di provare a cambiare ma mai al punto di rinnegare la nostra persona.

Trattando il tema a punti, con molti esempi e interessanti argomentazioni, Susan ricorda all’introverso che non ha colpe, che il suo modo di essere fa parte della sua stessa natura, e va bene così. Deve solo trovare modo di vivere la vita come va a lui, senza costrizioni date dall’apparente bisogno di seguire la massa. Successivamente deve imparare ad uscire dal proprio guscio ma senza diventare un’altra persona. Soprattutto l’introverso deve saper rispettare i bisogni dell’estroverso come egli deve imparare a fare con i suoi.

Pagine ricche di vita, condivisione, simpatia e spunti di riflessione. Un libro diverso che sarebbe un peccato perdere. Utile a tutti, estroversi e non, perché non guasta mai cercare di vedere le cose da un altro punto di vista, e leggendo questa sentita testimonianza diventa possibile farlo.

 

Credits

Copertina

Immagine1

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.