Acqua di mare ed energia solare: la ricetta per un’agricoltura sostenibile

Poco più di un anno fa è terminata l’esperienza di EXPO Milano 2015. “Nutrire il pianeta, energia per a vita”, un tema importante, per certi versi anche pesante e difficile da portare avanti. Anche perché EXPO è stato il punto di incontro di molte realtà, con l’obiettivo comune di riuscire ad incrementare la produttività per far fronte alla crescita demografica in maniera sostenibile, senza distruggere le risorse ambientali. Per fare ciò, è necessaria una modifica delle tecniche di produzione, già in atto da alcuni anni, soprattutto per quanto riguarda quelle zone del pianeta a corto di risorse. Numerosi padiglioni, infatti, hanno presentato, per esempio, tecniche di produzione agricola basate sullo sfruttamento dell’acqua marina desalinizzata, vertical farms o sistemi connessi all’allevamento ittico.

Comune denominatore è la coltivazione idroponica. Si tratta di una tecnica che non utilizza il suolo, sostituito da un substrato inerte, e che sfrutta un’irrigazione continua. Gli esempi dimostrativi portati ad EXPO prevedevano per lo più colture che non si sviluppano verticalmente, come ad esempio l’insalata, e che quindi non richiedono un saldo ancoraggio a terra. E quando invece si tratta di piante alte? Come riescono a crescere senza che le radici le sostengano? La funzione di ancoraggio viene qui sostituita da un sistema di cavi in sospensione, legati alla struttura della serra. Quindi immaginate, per esempio, delle piante di pomodori, con piccole radici, immerse nell’acqua corrente ed attorcigliate a dei fili aerei. Non è proprio come nell’orto dietro casa, ma non è impossibile.

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È il caso di Sundrop Farms, che ha creato il suo primo impianto vicino a Port Augusta, nel desertico Sud dell’Australia. Nel 2010 è nato il progetto pilota, originariamente pensato come semplice serra ad acqua marina, che col tempo si è evoluto nel più grande impianto del suo genere al mondo. Disposto su 20 ettari di terreno, questo coniuga varie tecnologie per rendere la produzione il più sostenibile possibile. Infatti, l’acqua utilizzata proviene dal vicino Golfo di Spencer, quindi è acqua marina, che deve essere desalinizzata per l’impiego agricolo. E qui intervengono i 23.000 specchi riflettenti, rivolti verso una torre alta 115 metri, che permettono l’autonomia energetica dell’impianto. Quindi, grazie all’uso di energia fotovoltaica, pulita e rinnovabile, vengono prodotti più di 400 milioni di litri di acqua all’anno, immessi nelle serre. Qui crescono rigogliosi i pomodori idroponici, su un substrato di foglie di cocco, per un totale annuo di più di 15.000 tonnellate, circa il 15% del fabbisogno australiano                                                                   .

Grazie all’azione congiunta di queste diverse tecnologie, l’azienda è in grado di risparmiare due milioni di litri di gasolio e di tagliare le emissioni di 26.000 tonnellate di anidride carbonica all’anno. Inoltre, Sundrop Farms non utilizza pesticidi perché, grazie all’idroponica, vengono meno le problematiche legate alle patologie derivanti dal terreno e l’ambiente interno è strettamente protetto e regolato dalle serre stesse. L’energia fotovoltaica viene utilizzata anche per gestire la quantità di anidride carbonica e la temperatura interna necessarie alle piante durante l’arco della giornata e il benessere garantito alla coltura viene ripagato con un incremento produttivo del 30%.

Questo mix di tecnologie sostenibili può risolvere problemi di produzione agricola in aree complicate, ma non è una tipologia di impianto esportabile ovunque. Mike Dixon, direttore del Controlled Environment Systems Research Facility dell’Università di Guelph in Ontario, ha affermato, infatti, che un tale sistema è adatto, per esempio, alle zone desertiche del Medio Oriente, ma non è attuabile dal punto di vista economico in aree ad ampia disponibilità idrica, come il Canada. Sundrop Farms, però, non ha intenzione di fermarsi all’Australia, ma sta progettando nuovi impianti per il Portogallo e gli Stati Uniti. Secondo il loro amministratore delegato Philipp Saumweber, si tratta del futuro dell’agricoltura, al fine aumentare la produttività in maniera più efficiente e sostenibile.

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