Ci sono le serie tv e poi c’è Black Mirror

Ci sono le serie tv, quelle che vanno dalle più brutte ed infime a quelle belle; poi ci sono quelle serie che diventano degli eventi, i cui episodi radunano persone trepidanti come tifosi di calcio, serie come Game of ThronesWalking Dead; poi ci sono altre serie, pochissime, si contano sulle dita della mano, quelle che, parafrasando Pulp Fiction, non giocano nello stesso campionato delle altre, ma forse nemmeno allo stesso sport.

Sono quelle opere, spesso veramente di nicchia, filate pressoché da nessuno, che sono così particolari e geniali da farti pensare che forse sono in anticipo sui tempi, e a guardarle ti senti un po’ un pioniere, un esploratore del quindicesimo secolo che si imbatte in luoghi mai esplorati prima. Quelle che, per capirci, non trovi in streaming perché nessuno si prende la briga di mettere i sottotitoli. Ecco, in questa categoria rientra a pieno diritto Black Mirror.

Black Mirror si pone prima ed oltre il linguaggio televisivo in un modo unico. Ogni episodio è autoconclusivo e non sono imparentati fra di loro in nessun modo, non sono nemmeno ambientati nello stesso universo. Ogni episodio propone una diversa realtà distopica dove viene esaminato un aspetto del nostro rapporto con le nuove tecnologie e viene poi estremizzato, fino appunto a creare una società distopica partendo proprio da questo aspetto. Parlare di una serie dove ogni episodio è un mondo a sé è molto complicato, ma proveremo a farlo prendendo ad esempio un episodio della terza stagione, rilasciata il 21 Ottobre su Netflix.

Il primo episodio della terza stagione si intitola Nosedive, Caduta Libera. La storia è ambientata in un mondo dove tutti vivono costantemente con i telefoni a portata di mano poiché lasciano delle valutazioni da 1 a 5 su ogni interazione umana che hanno. Mi hai servito il caffè dicendo “a lei, signore”? Bravo, 4 stelle per te, con un sorriso te ne saresti prese 5. La somma di queste valutazioni compone un voto che riassume ogni essere umano, sulla base del quale si possono avere sconti, si possono avere lavori e quant’altro. E’ una società così lontana dalla nostra? In parte sì, certamente, ma così tanto? Forse no. Quando conosciamo una persona non è forse controllare le loro identità social la prima cosa che facciamo? E non è vero che da quella traiamo conclusioni che sappiamo essere infondate e circostanziali, ma le traiamo comunque? Questo è il processo mentale nel quale ci cala ogni episodio di Black Mirror. Prima di tutto, sconvolgimento per l’assurdità di ciò che vediamo, riflessioni sul mondo dove viviamo, attimi di paura incontrollata su dove potremmo andare a finire e qualche piccola ma significativa presa di coscienza qua e là.

Black Mirror è senza alcun dubbio la serie più intelligente che ci sia attualmente sul panorama internazionale. Le prime due stagioni prodotte dalla BBC si compongono di tre episodi l’una più un episodio extra, la terza stagione invece, co-prodotta da Netflix, verrà distribuita in due momenti, con 6 episodi per tranche. Il consiglio è di guardarla, per riflettere sul mondo che ci circonda ma sopratutto sul modo in cui noi stessi ci rapportiamo con questo, su quanto siamo coscienti di fare ciò che facciamo e su quante cose facciamo e pensiamo senza nemmeno rendercene lontanamente conto.


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