Gutenberg: la vera storia dell’inventore della stampa

L’invenzione della stampa risale, secondo fonti ormai largamente accettate e accreditate, al 1445- 1450 ed è attribuita a un tedesco di Magonza, Johannes Gutenberg, In realtà, per precisione di cronaca, sappiamo che già a partire dal VIII-X secolo i cinesi avevano messo a punto un sistema di stampa ottenuta da incisioni su legno, chiamato xilografia. Ma in Europa questo sistema era sconosciuto, pertanto l’invenzione della stampa a caratteri mobili di Gutenberg sembrerebbe autentica. Oltretutto, Gutenberg fu senza dubbio in grado di sintetizzare diverse conoscenze e diversi sistemi in un unico progetto funzionale ed efficiente, destinato ad avere larga fortuna anche dopo la sua morte. Non tutti sanno, infatti, che Gutenberg, dopo che la famiglia dovette lasciare la città, trovò lavoro a Strasburgo come orafo e lì si distinse non solo per le sue innate capacità creative, ma anche e soprattutto per la sua grande bravura imprenditoriale divenendo ben presto uomo molto stimato. Nel frattempo, Gutenberg in questi stessi anni cominciò a progettare un metodo che gli permettesse di stampare velocemente libri e fascicoli usando i caratteri mobili. La segretezza era necessaria, soprattutto per due motivi: il primo era strettamente legato alla portata rivoluzionaria che la stampa avrebbe portato con sé. All’epoca non esistevano i brevetti e una nuova tecnologia poteva essere copiata e/o migliorata da chiunque; il secondo è legato alle superstizioni del secolo per cui era difficile distinguere tra scienza e imbroglio, anche se l’opinione comune di fronte a nuove tecnologie finiva per additare chiunque di essere in combutta con il diavolo. Purtroppo, anche se sembra difficile da credere oggi, per molti inventori come Gutenberg il confine tra gloria e rogo era molto labile.

Gli esperimenti furono inizialmente molto costosi. Inizialmente Gutenberg sperimentò diverse combinazioni di metalli e leghe diverse fino a giungere al quantitativo giusto per ottenere risultati ottimali. Oltretutto, Gutenberg usò diversi tipi di carta e vari inchiostri prima di riuscire a trovare il giusto equilibrio: insomma era un perfezionista, oggi diremmo un vero e proprio professionista, dal momento che stava cercando non solo un metodo di riproduzione veloce ma anche graficamente elegante, perfetto, perfino superiore ai manoscritti antichi miniati e riprodotti dagli amanuensi. Ritornato a Magonza, Gutenberg, ormai al verde, cercò subito finanziatori per la sua impresa e per la realizzazione di un ambizioso progetto: la stampa della Bibbia. Ben presto trovò appoggio in un ricco commerciante tedesco Johannes  Fust che divenne il suo principale finanziatore (Gutenberg ricevette in prestito 1600 fiorini, una cifra enorme per l’epoca) e tramite il quale Gutenberg riuscì a perfezionare i suoi strumenti. Poi, con l’aiuto di un abile incisore Peter Schoffer, iniziarono i lavori per la Bibbia. Nel giro di tre anni, dal 1450 al 1452 vennero stampate 180 copie della Bibbia. Per questo lavoro, Gutenberg arrivò ad impiegare fino a 20 collaboratori in quella che era ormai diventata una delle prime officine tipografiche della storia.

 

Gutenberg_Printing_Press

L’invenzione della stampa ebbe un grande successo e quando l’opera fu presentata al pubblico, riscosse un grande scalpore ricevendo un consenso pressoché unanime. Ma proprio mentre Gutenberg sembrava essere arrivato all’apice del successo, alcuni problemi, principalmente di carattere finanziario, lo coinvolsero in alcuni processi, uno dei quali decretò la definitiva separazione di Gutenberg dai suoi principali collaboratori. In particolar modo, Johannes Fust accusò Gutenberg di aver sperperato i suoi soldi inutilmente e di aver ritardato con il suo perfezionismo la restituzione del prestito. Incapace di restituire la somma pattuita, Gutenberg andò in bancarotta, alcuni dei suoi macchinari gli furono sequestrati e i due tedeschi Fust e Schoffer si misero in società per continuare la stampa dei libri essendo in possesso della strumentazione e avendo intuito la portata redditizia della scoperta.

Da questa collaborazione nacque il Salterio di Magonza che pone una serie di interrogativi. Certamente la perfezione del salterio dimostra che non si trattava di un tentativo e che evidentemente i due dovevano conoscere bene la tecnica di stampa. Sembrerebbe, dunque, stando anche ad alcune opinioni molto accreditate, che Fust e Schoffer avessero voluto sbarazzarsi di un inventore che a lungo andare, forse, gli avrebbe potuto dare delle grane. E se così è stato, che fine ha fatto Gutenberg? I due collaboratori portarono la stampa in tutta Europa e in seguito a questo avvenimento crebbe il numero dei tipografi nelle varie città. Gutenberg cercò di riprendersi dal duro colpo basso, riuscendo anche a riaprire un’altra tipografia, ma avendo a disposizione meno soldi e forse deluso e umiliato dal successo commerciale dei suoi rivali, finì per non raggiungere mai l’eccellenza tipografica della Bibbia. Poi, la guerra civile che scoppiò a Magonza nel 1462 portò alla distruzione della città e dell’officina tipografica di Gutenberg che trascorse gli ultimi anni di vita in una pensione.

Gutenberg fu certamente l’inventore della stampa, ma il suo nome non appare nel colofon di nessun libro. E basti solo questo fatto ad accrescere l’alone di mistero attorno alla sua figura che ancora, dopo secoli, continua ad apparire per molti versi misteriosa.

 

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