Forse

Forse Kafka non si trovò mai
a dover guadare
il fiume
d’infinite metamorfosi

Forse Montale
non si lacerava
le carni
fino agli ossi suoi
di seppia

E Marquèz
non ebbe bisogno
di rinchiudersi
cento anni
in solitudine

Forse Dostoevskij
neanche una volta ritenne
che fosse un delitto
e un castigo

né che i demoni
fossero troppo potenti
per essere sconfitti

e non si sentii mai
un idiota
o un uomo ridicolo

Forse per Ungaretti fu solo e sempre
un piacere

e per D’Annunzio nient’altro
che allegri naufragi
in porti sicuri

Forse Verne non discese mai
ventimila leghe
dentro di sé
perché tutto quello
di cui c’era bisogno
era già pronto

Forse Borges
[per farlo]
seppe
rinunciare
alle sue finzioni

mentre a Hesse
bastarono i suoi
pellegrinaggi in Oriente

ed Hemingway ci arrivò prima
di essere un vecchio
che contemplava il mare
nell’assurdo
del silenzio

Forse Pirandello
all’altro se stesso
che lo guardava torvo
disse
“ Sarò come tu mi vuoi”
e ci provò una
e altrettante centomila volte
ma mai nessuna si arrese

Forse, l’unica preoccupazione
di Hikmet
era ballare la Mazurka
ogni volta che scappava di prigione

e la Merini ci riuscii
non perché era folle
ma soltanto innamorata

Forse Ricardo Elieser Neftalì Reyes Basoalto
non a caso fu acclamato
Poeta

e forse, Fabrizio De Andrè
si accorse
di non poter scegliere nient’altro
che essere De Andrè

Ma per me
per me
scrivere
spesso
più che un piacere
è un delitto
è assecondare un demone
uno spolpare le carni
fino alle ossa

Ma per me
per me
scrivere
[per cui non sono mai pronta]

è calarsi ventimila
leghe più giù
oltre i fondali dei mari
e andare alla deriva
nei naufragi
delle mie infinite metamorfosi

Per me
per me
scrivere
è riuscirvi una volta
e desistere centomila
come un’idiota

è sentirmi ridicola
davanti a finzioni
che neanche io
so di fingere

è rispondere
all’altra me stessa
che mi guarda torva
“Sarò come io mi voglio”

Per me
per me
scrivere
è il piacere delittuoso
di una centenaria solitudine
che vuol ballar la Mazurka
visitare l’Oriente
non sentirsi in prigione

è il castigo sventato
di non diventare la vecchia,
tutt’altro che allegra,
che contempla il mare
e sta zitta
perché non ha niente da dire

 

Elena Cafarelli

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