Premier League: come e perché è il business calcistico più importante del mondo

Partiamo con una serie di considerazioni: la Premier League non è il campionato più performante in Europa, e questo ce lo dicono i trofei internazionali disputati negli ultimi 10 anni, Champions League, Europa League, Supercoppa Europea e Mondiale per club. Sono infatti 24 i trofei internazionali vinti dagli spagnoli, 5 i trofei vinti dalle squadre italiane, e soltanto 4 quelli vinti dalle squadre inglesi, le quali hanno alzato come ultimo trofeo, cronologicamente parlando, l’Europa League con il Chelsea di Rafa Benitez nel 2012-2013. Bottino abbastanza magro, considerando lo strapotere spagnolo, che curiosamente vede assegnare i 3 principali trofei continentali solo a squadre spagnole da ben 3 anni, e osserva 5 su 6 finaliste spagnole nelle ultime tre edizioni della UEFA Champions League. Eppure cosa accade? Accade che il brand della Premier League nel 2016/2017 valga più soldi di quanto la UEFA guadagni vendendo i diritti televisivi delle sue tre competizioni (Champions, Euro League e Supercoppa), poiché parliamo di un contratto di 10,9 miliardi di euro per la distribuzione in Inghilterra e all’estero per i prossimi 3 anni, quindi un parziale annuo di circa 3,6 miliardi, contro i 2,3 miliardi della UEFA per la stagione appena iniziata.

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Paul Pogba, Manchester United

Questa grossa differenza, 1,3 miliardi annui, è data principalmente dalla capacità di vendere il brand “Premier League” a livello internazionale; è nel mercato americano ed in quello asiatico che si costruisce questa fortuna economica, con circa 4 miliardi di euro incassati dalle vendite nelle nazioni prima citate. Giusto per fare un paragone, la seconda potenza mondiale a livello di vendita di diritti televisivi in America ed in Asia è la Spagna con soli 600 milioni di euro, a dimostrazione di un gap difficilmente colmabile. Eppure ai più curiosi verrebbe da chiedersi, con la maglia del Milan di Honda al decimo posto tra le maglie più vendute al mondo (dato del 26/07/2016), non dovrebbe essere l’Italia uno dei paesi più seguiti dagli orientali? No, per una semplice questione di fasce orarie: il “calcio spezzatino”, in realtà creato dagli inglesi proprio per favorire la vendita dei diritti televisivi, permette a questi mercati di seguire in orari normali, pranzo, pomeriggio e talvolta anche in prima serata, i big match di questo spettacolare campionato. Basti pensare che Man UTD-Man City del campionato 16-17 è stata giocata alle 12.30 italiane, un orario inusuale per la partita più importante del campionato.

Questo strapotere economico come mai non si rispecchia in uno strapotere sportivo?
Si potrebbe cadere in inganno pensando alla distribuzione democratica dei soldi incassati dai diritti televisivi, poiché effettivamente tra la prima e l’ultima squadra della Premier League nell’anno 2014/2015 c’è un misero 2,2% di differenza (in Italia circa il 9%), e quindi dovremmo parlare di un campionato ben pagato dalle televisioni, ma che non fornisce poi effettivamente i soldi necessari alle big per fare il salto di qualità. Ma questo è falso. Falso semplicemente perché l’ultima squadra della premier nel 2014/2015, con un contratto quindi ancora inferiore di quello trattato nel primo paragrafo, guadagna più di tutte le squadre della serie A, esclusa la Juventus per 5 milioni di euro, e falso perché tutte le squadre di premier guadagnano, sempre con dati riferiti al 2014/2015, più di tutte le squadre del mondo dai diritti televisivi escluse Barcellona e Real Madrid, e ad eccezione della Juventus che sarebbe 17a in questa speciale classifica, quindi tra il Leicester e il Sunderland, rispettivamente la 14a e la 16a forza del campionato inglese.

Quindi? Quindi siamo di fronte ad un caso di pessima gestione monetaria: basti pensare che l’Everton in estate è riuscita a vendere uno dei suoi due difensori centrali titolari, John Stones, per ben 56,5 milioni di sterline più 4 di bonus al Manchester City, nonostante la difesa della squadra di Liverpool nello scorso campionato abbia subito ben 55 reti, 20 in più rispetto alla miglior difesa del campionato. E se un difensore che subisce più di 50 reti in un campionato vale circa 60 milioni, quanti ne dovrebbe valere un difensore, e ce ne sono più di uno, che ne subisce 18? È evidente che si tratta di una valutazione sbagliata del giocatore, che per quanto giovane, difficilmente sarà all’altezza della valutazione.

In conclusione è da ritenersi che la Premier League sia sì il campionato più ricco del mondo, per alcuni il più spettacolare, ma il peggio gestito economicamente, e fino a quando vedremo 108 milioni di euro spesi per un solo giocatore, difficilmente la superiorità spagnola verrà intaccata.

 

Credits: Immagine in copertina Foto2

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