DROGA NELLA QUOTIDIANITÀ: tre testimonianze

Molta gente ‘censura’ l’argomento droga, o ne parla solo per sentito dire. Alla domanda -forse troppo diretta- ”ha mai fatto uso di droghe?” o ”conosce qualcuno che ha mai fatto uso di droghe?” c’è chi risulta imbarazzato o addirittura arrabbiato.

Quello delle  droghe è un argomento che va trattato, perché l’utilizzo di sostanze stupefacenti  è indubbiamente un problema:  specialmente chi ne fa uso deve capire quali effetti provocano queste sostanze al proprio corpo, il pericolo della dipendenza e le motivazioni per la loro proibizione. L’obiettivo di queste interviste è chiarire le idee  a chi non ne sa nulla e zittire chi ne parla senza avere esperienze dirette.

UOMO DI 50 ANNI, COCAINA.

-Ho avuto grande esperienza con quella sostanza lì. Stacci lontana, la coca è tutta una storia di soldi, sottomissione  e sbarellamento di cervello. Quando poi la sostanza non è buona ne fai un uso spasmodico, io ho visto della gente andare fuori e io per mollare il colpo ci ho messo anni.

-Quindi ora hai smesso?

-Vabbé no, ogni tanto, massimo una riga. Mentre a diciotto anni, avevo questo amico calabrese che c’aveva i chili a casa…  Guarda ti lascio immaginare quanto ci siamo fatti del male, ma tanto male: soldi buttati, vita del c***, che poi la mattina non ti svegli neanche più, non te ne frega niente, è una brutta bestia.

-Ma la cocaina non dovrebbe rendere iperattivi?

-Diventi iperattivo le prime volte che lo fai, la cocaina è un depressivo, non un eccitante come la gente crede, solo che nel nostro cervello ha l’effetto contrario: c’è un recettore che provoca quell’effetto. Quando però una persona ne fa uso continuo, e ci vogliono circa 4-5 anni prima di diventare un tossico a quel livello lì, allora la sostanza torna a fare l’effetto depressivo. Molti tossici si fanno di coca e si chiudono in casa, poi hanno allucinazioni e manie di persecuzione, te lo dico perché io l’ho provato, l’ho visto… Ho ancora degli amici così.

Il mio problema comunque è stato dopo, perché all’inizio era il mio amico a procurarmela: io andavo a casa sua e mi offriva un striscia di roba purissima, poi però lui ha avuto dei problemi e io l’ho cercata nei posti sbagliati… Trovarla la trovi ma fa schifo, ti dico solo, io conosco gente che ne importa a chili: arriva un chilo qui e il giorno dopo sono 5, è m****.

RAGAZZA DI 16 ANNI, CANNABIS

-La tua prima canna?

-13 anni

-Quando sei diventata dipendente?

-All’inizio della seconda.

-Mai avuto problemi a reperire cannabis?

-Mai

-Perquisizioni o controlli?

-Avevo un cinquello (0.5 grammi) in una scatola, mi hanno fatto svuotare le tasche ma io ce l’avevo nello zaino e non l’hanno trovata.

RAGAZZO DI 15 ANNI, CANNABIS

-Prima canna?

-12 anni

-Quando sei diventato dipendente?

-Più tardi, verso i 14. Ora non fumo più.

-Quando sentivi il bisogno di fumare?

– Sempre, o comunque negli stati d’animo più ordinari: felicità, tristezza, solitudine.

-Difficoltà nel reperire sostanze?

-Nessuna, facevo il corriere.

Riflettendo su queste interviste, forse vi chiederete come mai  la droga, specialmente la cannabis, possa essere così facilmente reperibile dagli adolescenti.

I professori nelle scuole hanno spesso modo di farsi un’idea, semplicemente scendendo in cortile, di chi fuma cannabis.

Ma il punto è che,  pur vedendo che gli studenti spacciavano praticamente sotto il loro naso, nessuno faceva niente.

La spiegazione me l’ha data una professoressa:  la polizia sa benissimo chi spaccia e chi no, le persone erano state già riconosciute ed erano controllate, non venivano però messe in riformatorio per ‘non rovinargli la vita’.

”agli studenti parliamo noi e gli facciamo capire che è sbagliato”.

E’ anche vero però che alcuni di questi ragazzi la vita se la stanno rovinando comunque. Ovviamente parlo di chi spaccia grosse quantità di droga fra cui droghe pesanti, acidi o anfetamine e ne fa uso abituale, trovando nello spaccio l’unico modo di reperire queste sostanze  gratuitamente.  Anche se la polizia si occupa più di scoprire le fonti di spaccio, forse bisognerebbe fare comunque qualcosa per aiutare chi ci sta più in mezzo: i ragazzi.

A cura di Gemma Libera Mariotti

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