I druidi: un fascino ancestrale che continua ancora oggi

I Celti furono un insieme di popolazioni che, tra l’VIII e il VI secolo a.C. , occuparono vaste zone dell’Europa, dalla penisola iberica al Nord-Italia, dalla Francia ai Balcani, fino alla Gran Bretagna. E, come insegnano Asterix e Obelix, lungo e pesante fu lo scontro con i conquistatori Romani, tanto che dal II secolo a.C. i Celti furono relegati nelle isole britanniche. Figura cardine nell’immaginario comune su queste popolazioni è quella del druido, celebre anche nella cultura popolare con personaggi come Panoramix, Mago Merlino e Gandalf (sì, il suo bastone parrebbe proprio un bastone druidico).

Le fonti romane fanno riferimento ad un primitivismo dei druidi, contornato da una certo paternalismo, perché, da buoni conquistatori, i Romani si consideravano migliori dal punto di vista civile, legislativo e culturale e quindi incaricati di un pesante fardello civilizzatore. In realtà i Celti avevano una complessa cultura secolare che si incarna proprio nelle figure dei druidi, di cui non è rimasta alcuna testimonianza scritta perché trasmettevano ogni conoscenza oralmente.

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Comunemente la figura del druidi viene associata a quella del sacerdote, ma di fatto si tratta di un retaggio della cultura cristiana. Essi erano i custodi delle tradizioni e delle conoscenze, ma da ciò non bisogna pensare che la cultura celtica fosse estremamente conservatrice e antiprogressista: era lecito creare nuove conoscenze, ma non modificare quelle precedenti, che al massimo potevano essere eliminate. I druidi erano fondamentali nella loro società perché, grazie alla loro saggezza, davano sacralità alle cerimonie e all’amministrazione della giustizia.

Si tratta però di un’élite composita: non tutti i druidi infatti erano uguali, ma esistevano figure diverse, con specifiche funzioni. I manteis sono gli indovini che preparavano i sacrifici, interpretati poi dai vates, gli euhages sono i naturalisti, gli semnotheoi sono i custodi del tempio ed infine i bardi sono poeti e veggenti. La base filosofica del druidismo è la conoscenza della natura, da cui deriva l’importanza degli euhages: è necessario conoscere la natura per interagire con essa e interpretarla, legandola sempre ad un ambito sacrale. Proprio per questo, il tempio, il luogo sacro, non era un edificio, ma era immerso nella natura: infatti, non è stato ritrovato alcun edificio religioso celtico, mentre sono pervenuti dei piccoli altari in zone molto isolate, di solito di forma circolare, come una radura in una foresta o in un bosco. I druidi insegnavano che la socialità è sacra: quando un membro della comunità commetteva un reato, gli si vietava di assistere alle funzioni religiose, all’interno delle quali ognuno aveva un ruolo, e in questo modo gli veniva tolto ogni diritto, perché riconosciuto indegno e inadatto a prendere parte alla sacralità. Da alcune fonti parrebbe esistessero anche delle druidesse, forse soltanto dal punto di vista dell’opera previsionale. Si tratterebbe di figure singolari nell’antichità, perché, sebbene esistessero delle sacerdotesse anche tra i Romani, queste vivevano isolate come custodi del tempio.

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Dopo la cristianizzazione dell’Inghilterra, iniziata nel V secolo, che portò all’uccisione di molti druidi e all’abbattimento di boschi sacri, la classe dirigente celtica venne integrata, ma la sua cultura non sparì. Per secoli continuò il tentativo di sradicare la tradizione druidica. Per esempio, nel XII secolo gli arpisti vennero uccisi a seguito dell’invasione algo-normanna, perché essi erano prettamente bardi. Nel 1300 venne fondato in Galles un collegio bardico, ovvero una società segreta a cui i membri della nobiltà volevano iniziarsi per diventare bardi, in modo che il loro status aristocratico fosse riconosciuto naturalmente. Ancora nel ‘500 il popolo faceva riferimento ai druidi come ministri di giustizia, cosa che veniva quindi vietata dai regnanti.

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La regina Elisabetta II diventa membro del Gorsedd of Bards nel 1946. Mountain Ash, Rhondda Cynon Taf, Glamorgan – Wales

A partire dalla metà del ‘600, tornò un certo interesse per il druidismo, quando John Aubrey lo associò, erroneamente, ai famosi siti di Avebury e Stonehenge. Nel ‘700 nacque infine il neo-druidismo,che si inserisce sulla scia dell’esoterismo massonico e che rimaneggia un po’ la tradizione, tanto da aver creato dei topoi legati ai druidi storicamente errati. Per esempio, il neo-druidismo collega la figura del bardo al colore azzurro e quella del vate al verde, ma in realtà i Celti non avevano questa distinzione perché, con in termine glas, indicavano blu, verde e giallo, simboli sella classe produttrice e considerati sfumature dello stesso colore. Per sottolineare il fascino che il neo-druidismo ha ancora e quanto sia forte il suo legame con la massoneria, basti pensare che Winston Churchill era membro dell’Ancient Order of Druids, fondato nel 1717, e che la regina Elisabetta II è stata iniziata al Welsh Gorsedd of Bards nel 1946.

Credits: Immagine di copertina, immagine 1, immagine 2, immagine 3

Fonti:

http://guide.supereva.it/druidismo/interventi/2004/12/191417.shtml

http://www.treccani.it/enciclopedia/celti/

http://ontanomagico.altervista.org/neo-druidismo.html

https://en.wikipedia.org/wiki/Ancient_Order_of_Druids#Notable_members

https://en.wikipedia.org/wiki/Gorsedd

Intervento “Druidi: uomini di conoscenza” del Dott. Federico Gasparotti presso Festival Interceltico BustoFolk in data 17 settembre 2016

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