Era più bello prima, quando non mi correggevi.

Era più bello prima.
Era più bello prima, quando conoscevamo i ritmi del nostro sonno,
ma non in che modo respiravamo.
Era più bello prima, quando non c’eravamo visti,
ma stavamo imparandoci a memoria.
Era più bello prima, quando non sbagliavo i congiuntivi
e tu non mi correggevi mai.
Ora mi correggi spesso.
Ora cerco di fare silenzio per paura di sbagliare.
Era più bello prima, quando immaginavo il tuo odore e lo associavo a
qualunque odore buono che sentivo.
Poi ho conosciuto il tuo odore.
Poi ho conosciuto il tuo modo di respirare.
Le forme del tuo viso le disegnavo su un foglio bianco.
Ora riesco a vederle nella mia testa, senza immaginare niente.
Era più bello quando immaginavo il modo in cui ti avrei incontrato.
Poi ti ho incontrato e non era come immaginavo.
Era più bello prima, quando immaginavo come ti avrei toccato, o se t’avrei toccato mai.
Poi ti ho toccato.
Poi tu hai toccato me.
Ma io per prima.
Prima lo immaginavo.
Dopo è diventato reale.
Pensavo di non sentirlo nella vita, in generale, il tuo odore.
Poi l’ho sentito.
E ora non so se sentirlo ha cambiato davvero qualcosa, o non ha cambiato niente.
E tentenno nell’oblio di essermi esposta troppo.
Di essermi comportata da stupida a quella festa.
Di averti annoiato, in qualche modo.
Ora ho paura che essere stata me stessa, non sia stato di tuo gradimento.
E non mi è mai importato. Non ho mai avuto paura di questo.
Ma ora mi importa.
Perché mi importa di te.
Perché ho sempre preferito persone che mi accettassero per quello che sono davvero.
E se ciò che sono non ti piacesse.

Mi sfinirebbe.

E sono già sfinita.

Ma non voglio anche, (S)finire.

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