Suicidio: LATER DOESN’T ALWAYS COME

Quest’articolo era nato per ironizzare su Robert Smith, personalmente un idolo. Bisogna infatti, è assolutamente necessario, canzonare un po’ i propri idoli per non finire ad adorare uno stupido vitello d’oro.

Il leader dei Cure era infatti solito dire, in giovinezza, che si sarebbe tolto la vita entro il compimento dei venticinque anni.

Ora ne ha quasi sessanta. La fiera della coerenza.

Di certo possiamo dargli conto del fatto che quando si parla di vita e morte la scelta va ponderata, non si può farla finita solo sulla base di un capriccio giovanile e, se non altro, il buon Robert ha avuto l’accortezza di riprendere l’argomento e correggersi:

Ho capito che ero riuscito a concludere qualcosa in questa vita e questo mi ha dato nuova carica. Mi sento più allegro. La mia peggiore abitudine è quella di bere troppa birra

E proprio quel bere birra ha fatto drasticamente slittare il tema di questo articolo. Andare a bere qualcosa, parlare un po’, era ciò di cui aveva bisogno Billy MacKenzie quando andò dall’amico Robert, più che venticinquenne.

Ma lui non aveva tempo e lo liquidò.

Quando trovarono ad Auchterhouse il corpo di Billy stroncato da un’overdose di paracetamolo (stiamo parlando di tachipirina, eh) ormai era troppo tardi per restituire all’amico suicida un po’ di quel prezioso tempo.

Inutile sprecare dunque altre parole sulla questione, la storia è tanto piena di Pathos da lasciare senza verbo. E tutta quella sofferenza, tutte le parole non dette, le scuse che non si potranno mai porgere, sono eterne in una canzone. Un personaggio fuori dal comune che ha ispirato Paolo Sorrentino per un suo film del 2011 ” The Must Be Place ” dove, l’ immagine del cantante dark Cheyenne interpretato da Sean Penn è ispirato alla figura del cantante Robert Smith.

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