Perchè “Maleficent” è malefico

Robert Stromberg debutta come regista con Maleficent, rifacimento del 2014 della tradizionale favola della Bella Addormentata, con un insolito capovolgimento: la protagonista non è infatti la dolce e splendida principessa, ma la rancorosa strega, cioè Malefica (interpretata da Angelina Jolie). Il film narra le vicende della creatura fin dalla sua infanzia, ritraendola come un cuore infranto che pone un terribile incantesimo sull’innocente principessina del regno unicamente a causa del dolore infertole da quello che ora è il padre della bambina, il re Stefano. Da questo momento, gli eventi seguono la crescita di Aurora (Elle Fanning) e il mutamento del suo rapporto con Malefica, arrivando infine a un idilliaco epilogo in cui sembra trionfare l’amore.

Maleficent è il titolo e non potrebbe essere più appropriato, non perché è riferito al nome della protagonista della pellicola ma perché riassume sommariamente la caratteristica principale di questo rifacimento contemporaneo: la malvagità. Esatto: ci troviamo davanti a un film che si pone come un innocente, alternativa versione della favola tradizionale, un tentativo di riabilitare il ruolo e la figura della cattiva della situazione: una volontà, insomma, di negare la possibilità che un personaggio sia cattivo di per sé. È vero, Malefica condanna a un tragico incidente una bimba che non le ha fatto nulla di male, ma si vuole indurre lo spettatore a comprenderla e persino a giustificarla: dopotutto lo fa solo perché è stata tradita dall’uomo che amava. Non è perfidia la sua, è strazio dovuto a una delusione amorosa. È forse sano che i bambini di oggi imparino a pensare questo, e cioè che dietro a ogni atto malvagio debba per forza esserci una spiegazione? Sicuramente a volte c’è, ma è pur vero che altre volte semplicemente no. C’è il bene, ma c’è anche il male; non sono sempre nettamente separati ed è giusto che ognuno cresca essendone consapevole, ma che il male proprio non esista significa cadere in una logica buonista ridicola e pericolosa.

Altro messaggio negativo: l’annullamento del ruolo maschile. Nella favola che tutti abbiamo imparato a conoscere, la principessa si salva grazie al bacio del principe, il bacio del vero amore; anche in Maleficent c’è un principe, ma ha un ruolo totalmente passivo e inutile. Lo vediamo in poche, insulse scene, come se fosse capitato per caso in mezzo alle vicende rappresentate. E no, non bacia lui Aurora: è Malefica, amaramente pentita del male che ha inflitto alla fanciulla, a darle un casto bacio sulla fronte, tramutando la sua figura da antagonista a una sorta di madrina. Incredibilmente, l’atto si rivela prodigioso: la ragazza si risveglia, donando un largo sorriso e uno sguardo luccicante d’affetto alla sua nuova “madre”. Quindi, l’amore tra uomo e donna all’improvviso va subordinato a quello tra due donne, per quanto casto e puro? Da quando si possono paragonare questi due tipi di relazione? Che cosa verranno indotti a credere i bambini – specialmente le bambine – che assistono a una tale scena? Che gli uomini non contano poi così tanto? Perché questo femminismo ai limiti del fanatismo?

È vero, sono tutte osservazioni sottili, che non si pensa di scorgere in quello che dovrebbe essere tra i più innocenti film proposti al pubblico, ma proprio perché dovrebbe essere tale va notato quanto in realtà non lo sia, quanto rifletta una tendenza buonista troppo in crescita nella mentalità sociale contemporanea. Non si vuole precludere la strada a ogni tentativo di rifacimenti di miti e favole tradizionali o alla proposta di nuove versioni, ma nemmeno indurre soggetti facilmente influenzabili come i bambini a crescere con una mentalità qualunquista, ingenua rispetto alle verità della vita. Ecco perché Maleficent è assolutamente, incredibilmente malefico.


Fonti

Wikipedia

Crediti

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