Vivere o morire? Questo è il dilemma…

Non bisogna in alcun modo legittimare o favorire forme mascherate di eutanasia, in particolare di abbandono terapeutico, bisogna invece esaltare ancora una volta quel favor vitae che a partire dalla Costituzione contraddistingue l’ordinamento italiano.

Parole significative e certamente molto forti quelle del cardinale Angelo Bagnasco, contrario a una legge che introduca il testamento biologico. Ma di cosa si tratta esattamente?
Una dichiarazione anticipata di trattamento (testamento biologico) è l’espressione della volontà da parte di una persona, lucida mentalmente, in merito alle terapie che intende o non intende accettare, nel caso in cui dovesse essere incapace a esprimere il proprio diritto, per malattie o lesioni traumatiche che impediscano una normale vita sociale.
L’Italia non è solamente il paese del sole, della pizza e dei bei musei: quando parliamo del Bel Paese, inevitabilmente, vengono in mente anche Roma, il Vaticano e la Chiesa Cattolica. Lo stato del Vaticano ha sede in Italia e questo influenza moltissimo qualsiasi tipo di argomentazione e dibattito: figuriamoci se, come in questo caso, riguarda l’etica, la morale e il diritto alla vita.
Ancora non esiste una legge specifica sul testamento biologico e l’unico modo per il cittadino italiano di formalizzare la propria volontà riguardo ai trattamenti sanitari che desidera accettare o rifiutare è quello di passare attraverso il lungo e faticoso iter di tribunali, avvocati e giudici. Ogni caso è diverso, di conseguenza ogni paziente avrà una sentenza differente, anche perché non tutte le sue volontà potrebbero essere considerate bioeticamente e legalmente accettabili.

Nonostante questa mancanza nella Costituzione, l’Italia ha firmato nel 2001 la Convenzione sui diritti umani e biomedici di Oviedo che stabilisce chiaramente che

[…] I desideri precedentemente espressi a proposito di un intervento medico da parte di un paziente che, al momento dell’intervento, non è in grado di esprimere la sua volontà, saranno tenuti in considerazione.

La commissione Sanità del Senato ha presentato recentemente un disegno di legge in merito al testamento biologico, che tuttavia è stato sottoposto a un diluvio di emendamenti, ben 585, volti a modificare, correggere e migliorare la futura normativa. Il nodo più problematico da sciogliere? Quello che trova le posizioni ostili e intransigenti della Chiesa riguardo all’alimentazione artificiale: alcuni la vedono come un diritto fondamentale da non poter toccare, mentre altri come una sorta di accanimento terapeutico che soffoca le reali volontà del paziente.

Si prospetta un iter ancora lungo e parecchio travagliato prima che si possa finalmente vedere la sospirata legge sul testamento biologico. Ma negli altri Paesi d’Europa, com’ è la situazione?
I Paesi Bassi garantiscono la protezione della volontà del paziente, anche quando questo non riesce più a comunicare, attraverso la “direttiva sull’eutanasia”.
In Germania il Bundestag ha approvato nel 2009 la legge sul testamento biologico, che prevede l’assistenza di un fiduciario e del medico curante.
In Svizzera ancora non esiste una legge specifica, tuttavia diverse organizzazioni si occupano dei pazienti attraverso la registrazione di questi ultimi tramite appositi moduli dove vengono specificate le loro ultime volontà.
Anche in Inghilterra e in Galles una persona può fare una dichiarazione anticipata di trattamento o nominare un suo personale curatore, sempre a patto che gli siano riconosciute piene capacità di intendere e di volere.
La stessa situazione la si riscontra anche oltreoceano, dove gli stati americani, chi prima e chi solo in seguito, hanno approvato le leggi sul testamento biologico ben prima della Convenzione di Oviedo.
Eppure non siamo i soli a non essere dotati di un quadro normativo ben chiaro e definito: ci fa compagnia la Spagna, ostacolata nel raggiungimento di una specifica legge dall’atteggiamento intransigente e duro dei vescovi spagnoli. A favore del testamento biologico sarebbe invece il ministro della Salute, Bernet Soria, che auspicava già per la fine del 2012 l’approvazione del “suicidio assistito” per i pazienti terminali. Soria aveva così ribattuto alle aspre critiche del clero spagnolo e dell’associazione di bioetica che promuove e sostiene il diritto di vivere e di aiutare a vivere:

La battaglia contro la morte non possiamo vincerla ma quella contro il dolore sì. Chi siamo noi per impedire a una persona come morire, se questa non è più in grado di vivere?


Crediti

Copertina

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.