In sella al centrino

Narrarvi di cooptazioni – una, una sola,
in questa mane nera. La mano ruota
il suo indice, t’incontra il volto e vuota
la tua vanità in ribrezzo, ti tocca (la) suola.

Era un capomafia sfatto e afflitto:
la dinastia di Violenza e Delitto;
del delinquere non sai l’esse(re) ridotto
in deliquio di contanti e sottigliezze,
come sconfitto nelle tue interezze.

Sei un lombrico, una piaga dentro, un dotto
scalfito, impietrito, isolato. Così
che s’è pro-vocato il povero picciotto:
si è lisciato, lasciato andare in un sì
triste; un invito non si declina mai.

***

Situatio in fieri

In una stanza ha contrattato il prezzo:
hanno concesso, in una riunione ridotta
ai soli elementi di stazza, la capacità
decrementata di decidere che cesso
milanese invadere; gli avevano affidato
la bellezza di 700 Euro. Da soli erano, i due,
il capomafia e lui; egli un po’ triste a dir le sue
paturnie, ma coinvolto, pentito, nonostante
la femmina colata di pianto, nera di mascara
concessagli come Briseide del XXI secolo d.C.

La situazione lo portava lentamente,
lentamente a lacrime sicure, stante
la situazione tale per come sembrava:
era in un vicolo stretto, con Sara
– la puttana di fiducia del gruppuscolo –
e si sentiva sempre più pulviscolo,
magistrale insetto riscattato dalla povertà,
ma pur sempre blatta; di falsa intimità
si concedeva al capomafia in confidenze
astratte: il suo destino di malevolenze
in una società cui non fotteva niente
al capomafia, tale siccome demente;

ormai aveva alle mani 700 euro, uno
come poteva tirarsi indietro? La vita non vale
mai una banconota, semmai il contrario,
così blaterava in preghiera.
In fondo – penseranno alcuni – quale
era la colpa della Società? L’orario tradiva la fame.
Sara, coinvolta ostile, andò a prendere l’asino.
L’animale era legato, come già ordinato.

Concessero a K. il morso alla corda,
come a liberarlo, ovvero dargliene
l’illustre illusione: farlo sentire
astratto all’ovile
e in quest’ultimo gesto di libertà, cooptato,
si ritrovò sangue, tritato, e divorato
in un ragù rimasticato.
Il picciotto, costretto alla libertà,
mangiò di gusto il suo sangue,
sperando fosse un segno di pace
la cenata di gruppo. E, da diavoli quali
erano e sono, hanno ancora tentato
un’anima fragile al pentimento,
senza che essa andasse fino in fondo,
ma che si fermasse all’inizio
del ripensamento, nel mezzo
di una tavolata, in sella al centrino.


Fonti

Crediti

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