Ma, in fondo, a che servono gli psicanalisti?


Molti di voi avranno visto almeno un film di Woody Allen: una figura ricorrente è lo psicanalista. A quanto pare in America (e soprattutto a New York) è quasi un obbligo avere lo strizzacervelli di fiducia, soprattutto nel ceto medio-alto borghese. Ora, non che tutti abbiano vere e proprie malattie mentali: molte persone si inerpicano in sedute su sedute da uno psicanalista anche solo per chiarire qualche dubbio, per rivedere certe cose della propria vita. Insomma, andare dallo psicologo non significa essere matti.

Tuttavia in Italia c’è molta disinformazione al riguardo. Spesso andare dallo psicologo non è preso in considerazione, perché si pensa che sia il segno principe di una malattia mentale incipiente. Dati alla mano, da stateofmind.it, il giornale di scienze psicologiche, una giovane donna su 20 nella popolazione generale ha un disturbo alimentare. Nel 2011 l’incidenza dei Disturbi di personalità erano del 7,76%. Ma il dato più allarmante emerge da uno studio condotto a Sesto Fiorentino, su un campione casuale della popolazione generale: il 13% dei maschi e il 27% delle femmine hanno sofferto in un dato momento della loro vita di un disturbo mentale (fonte: http://www.sburover.it/psice/epidemiologia/Disturbi_mentali_Italia.pdf).

Un problema ulteriore è che i 2/3 dei casi sono trattati da un medico generico, mentre solo 1/3 da uno specialista. Di conseguenza emergono due problemi: da una parte c’è bisogno che il medico generico sia informato (e informi) sulle malattie mentali, perché sono tra le più delicate, in quanto i farmaci psicotropi, che vengono spesso e volentieri prescritti, possono generare dipendenza, ma soprattutto non guariscono definitivamente il paziente; dall’altra bisogna che si ricorra maggiormente a figure professionali specializzate, quali psichiatri o psicanalisti. Questo perché certe malattie, se trascurate, possono evolvere, continuare e perpetuarsi fino ad essere quasi irrimediabili.

Ad esempio, non si parla in maniera abbastanza approfondita di malattie come i disturbi d’ansia, che colpiscono il 9% della popolazione maschile e il 22 di quella femminile, nonché di disturbi affettivi. Queste condizioni non vanno assolutamente sottovalutate, perché possono portare, nei casi peggiori, a suicidi.

Questi dati sono rappresentativi di come le malattie psichiatriche, nonostante affliggano una minoranza della popolazione, siano comunque malattie diffuse, che colpiscono soprattutto i giovani.

In questi casi fruire di uno psicanalista diventa fondamentale, perché queste malattie spesso non sono solo dei momenti passeggeri, ma delle condizioni che si cronicizzano e sono frequenti le ricadute. Inoltre risulta paradossale che, piuttosto che allo psicanalista, si ricorra maggiormente al medico generico, la cui figura professionale non può condurre un’attività di psicoterapia, che spesso si rivela fondamentale. L’efficacia della psicoterapia, a seconda della tipologia, si aggira tra il 40 e l’80, 90%, secondo i dati raccolti da Giorgio Nardone nel Manuale di sopravvivenza per psico-pazienti, edito da Ponte delle Grazie (http://www.percorsiinteriori.it/psicologia/efficaciapsicoterapie.htm).

Ma, oltre a queste situazioni limite, lo psicologo può essere utile per risolvere banali momenti di stallo, per divellere certi nodi, o per anticipare e curare un possibile esordio di malattia più seria. All’inizio vi parlavo di Woody Allen, perché in America lo psicanalista di fiducia è molto più diffuso che in Italia. Secondo questi dati ricorre a cure psicologiche il 5,5% della popolazione, in maggioranza al Nord (nel 1999 erano il 3,8%, ovvero 2.170.000 persone). Questi dati risalgono al 2008. Credo che questi numeri debbano far riflettere, perché chi va dallo psicologo non è per forza di cose un matto: il 51% si rivolge a questa figura professione per questioni personali, mente il 49 per altro, come lavoro, scuola, volontariato. Altro dato è che solo 13,8% si rivolge allo psicologo a partire da una prescrizione medica, mentre il 31% vi si rivolge praticamente per caso.

Perché quindi si va poco dallo psicologo? Da una parte i medici generici non consigliano di andarci, forse sottovalutando la patologia; dall’altra c’è una forte ignoranza sul tema, per cui spesso si glissa su certi sintomi. Pochi sanno, ad esempio, che nella mia Università, la Statale, il COSP offre un servizio di psicanalisi a prezzi molto bassi: (http://www.cosp.unimi.it/matricole_iscritti/1913.htm). Quindi non è poi così vero che ti sveni ad andare dallo psicanalista.

Insomma, fare un lavoro d’informazione di questo tipo smentirebbe molti, troppi miti e renderebbe la vita più facile a un numero non indifferente di individui, soprattutto tra i più giovani.

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