Su piani differenti

Passeggiando per le strade di Milano ci si rende conto di quanti musi lunghi tempestino la città. Non si possono fare due fermate del tram senza essere letteralmente invasi da uno sconforto simile a quello che provava Harry Potter davanti ai dissennatori. Ogni conversazione che nasce nel contesto “mezzo pubblico” ha come essenza movente la lamentela.

Tale oggetto poliedrico espulso dal cavo orale dei parlanti si infila infido nelle orecchie di ogni essere umano nelle vicinanze, con il solo scopo di riprodursi. Questo meccanismo dà origine ad una delle più infide piaghe sociali: il vittimismo di massa.

Il vittimismo di massa è una condizione per la quale in una conversazione “normale” che tocca il disagio di un parlante c’è sempre il corrispondente perfetto nell’altro interlocutore.

Per cui si assiste spesso a conversazioni tipo:

A: “Ieri ho fatto un incidente, la mia macchina è distrutta e sono diventato paraplegico”.

B: “Ah! Caspita mi dispiace! Non sai quanto ti capisco! Un mese fa ho fatto anche io un incidente, ho rotto il fanalino posteriore e mi si è spezzata un’unghia”.

A: “… Eh! … Vedi i casi della vita?”

B: “Eh già! Chi l’avrebbe mai detto che in tutta la città proprio due persone con lo stesso problema si sarebbero incontrate?!”

Tale piaga deve essere tassativamente allontanata da determinati argomenti quali: incidenti, immigrazione, politica, disoccupazione, Trenitalia e handicap.

L’ultimo di questi argomenti troppo spesso si va a scontrare con questa realtà. Ci sono persone che nascono con mancanze fisiche o mentali, alcune apparenti, altre no. Non tutti siamo sfortunati allo stesso modo.

Facciamo un esempio pratico. Esistono principalmente due tipologie di diabete: quello delle persone obese, che è riflesso della loro obesità, e quello dato dall’assenza delle cellule che producono insulina, riflesso di una tara genetica.

Di cosa parliamo, quando parliamo di handicap?

Queste due malattie, pur chiamandosi nello stesso modo, non sono la stessa cosa. Da una si può guarire con un’alimentazione sana, dall’altra non si guarisce mai. Una richiede una dieta, l’altra iniezioni quotidiane. Non si vuole con questo mettere delle problematiche davanti ad altre, ma si vuole sottolineare che non tutte le problematiche hanno lo stesso effettivo peso.

Adesso si è comparato il diabete di tipo 1 con il diabete di tipo 2, ma si poteva banalmente paragonare il diabete in generale con il cancro. E allora il gioco cambiava ancora!

Ora, abbiamo fatto sempre un confronto tra malattie e problematiche fisiche per lo più innate o comunque indipendenti dalle scelte del soggetto. Vediamo invece quando scientemente si decide di assoggettarsi a qualcosa (al pari del diabetico di prima che deve fare l’insulina ma non l’ha scelto).

Esempio pratico? Il fumo.

Due dipendenti, stesso carico di lavoro, stessi orari, stesse performance. Uno fuma, l’altro no. Quello che fuma avrà bisogno dell’ausilio della sigaretta per raggiungere quella condizione di perfetta concentrazione che il suo collega raggiunge già da solo. E questo non sarebbe un limite notevole? E questo non è un handicap? E chi è più “deficiente”? Chi se lo cerca il deficit o chi ce l’ha di suo?

A volte abbiamo solo bisogno di raccontare quello che ci turba in quella particolare giornata ma attenzione: Rispondere all’esternazione di un problema con l’esternazione di un problema, significa negare all’altro la propria comprensione mettendo sullo stesso piano cose che a volte non lo sono proprio.

Copertina

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.