Carver e il sogno americano

Nel panorama della narrativa americana sono emersi tanti grandissimi autori. I più recenti sono Franzen e David Forster Wallace, ritenuti i veri rivoluzionatori dell’idea di narrazione nel contemporaneo. Ovviamente questi autori sono figli di un’altra generazione di scrittori, quella di Philip Roth, Raymond Carver e Ian McEwan, a cui devono molto.

Tra questi tre, Carver è stato uno dei più versatili e curiosi esempi di letteratura, attraverso le sue short stories. Nato nel 1938 e morto cinquant’anni dopo, nel 1988, Raymond Carver si è fatto portavoce di un’America diversa. Mentre Francis Scotto Fitzgerald dipingeva un’America ricca e depressa, incapace di volere e di capire la realtà che la circondava, Carver tracciava l’altra faccia degli USA, un volto emaciato dal consumismo e della frustrazioni delle classi povere, che stavano man mano emergendo nel paese-sogno dell’immaginario comune.

Vuoi star zitta, per favore? L’esordio di Carver

Probabilmente la sua raccolta di racconti più famosa è “Vuoi star zitta, per favore?” edita da Einaudi. Sono 22 racconti, usciti nel 1976, i quali rappresentano tra l’altro la sua prima raccolta. E per essere l’esordio è stato un enorme passo in avanti nel panorama delle short stories. Per capire la grande influenza che hanno avuto questi racconti, basti sapere che tra di essi America oggi è stato preso come soggetto da Robert Altman per un film omonimo.

I protagonisti di questi racconti sono tutti allacciati da un filo comune: la disperazione e la perdizione, l’incapacità di avere rapporti solidi. Carver ci dipinge una società avvizzita, lunatica e fittizia. Ognuna di queste storie è fortemente calibrata: alcune sono umoristiche, altre forti, drammatiche, ma tutte nette, precise, prive di arzigogoli o striature d’ingegno. Sono racconti che non lasciano niente al caso, ma che si dipanano in un post-verismo assoluto, dove non viene dato spazio ad interpretazioni dell’autore, perché è tutto lì, in quelle parole. Carver ci tramanda solo ed esclusivamente dei fatti e il loro svolgimento. In particolare colpisce la capacità di far percepire il silenzio. In questo Carver è forse insuperabile, perché riesce a ricreare un’atmosfera in maniera asciutta, paratattica, ma con una forza espressiva che pochissimi scrittori hanno.

Le frustrazioni quotidiane del progresso contemporaneo

In queste pennellate emerge una società vittima di un progresso eccessivo, dove il consumo mette in competizione, frustra, rende incapaci di limiti e razionalità. Questo atteggiamento diffuso, che perdura ancora oggi, sta veramente divorando le anime di molti. Carver tratta piccole tragedie quotidiane che scaraventano in faccia a tutti noi la nostra piccineria e incoscienza.

Leggere Carver oggi significa accorgersi delle radici di un progresso che sta eccedendo nelle sue forme. Molti economisti non a caso parlano della “necessità di una regressione”. Non significa tornare indietro, bensì scendere di grado, o meglio, abbassare la velocità, rallentare e osservare. E Carver in questi racconti, lenti, forti, malinconici, ha rallentato per fissare lo sguardo di scrittore su una realtà ipocrita e incapace di descrivere davvero il disagio della nostra società di massa. Un disagio profondo, legato al consumo e alla frustrazione di non riuscire ad essere ricchi, più ricchi, ancora più ricchi.

Questa raccolta disegna una società che solo conoscendola a fondo si può combattere e migliorare. Carver è una meta necessaria per renderci conto di chi siamo e di dove andremo.

FONTI

R. Carver, R. Duranti (traduzione), Vuoi star zitta, per favore?, Einaudi (2009)

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