Vite in transito

Siamo i pendolari giovani, meno giovani, giovanissimi, uomini, donne, studenti, lavoratori, proveniamo da diverse città, diverse nazioni. Siamo tutti eroi dell’alba, superstiti dalle avventure giornaliere al tramonto.

Ci riversiamo nelle stazioni, ci accalchiamo sui binari, ci infiliamo nei vagoni cercando, tra una spallata e l’altra, di accaparrarci un posto a sedere perché, diciamocelo, a chiappe appoggiate è tutto più sopportabile.

Ci aspettano viaggi più o meno lunghi, sempre sulle stesse piattaforme, agli stessi orari, sugli stessi tragitti che impariamo a conoscere a memoria; un andirivieni meccanico, periodico, regolare, apoteosi della monotonia, interrotta qualche volta (qualche volta non troppo rara a dire il vero) da qualche “botta di vita” del tipo: “il treno regionale delle ore Pinco Pallino per il Vattelapesca posto, subirà un ritardo di ventordici minuti, Trenitalia si scusa per il disagio”. Meglio l’ordinaria regolarità dei percorsi, con la sua monotonia. Diventi un amante dell’ordinario, se l’alternativa è tornare a casa tardissimo, reduce da attese infinite in una stazione che, se ti va bene e sei fortunato è grande, affollata, attrezzata e offre diversivi anti-noia, se sei sfortunato ed è piccola e poco frequentata tende spesso, soprattutto nelle fredde e nebbiose serate invernali della Padania, ad assumere le sembianze di uno scenario da film di quelli in cui il protagonista non fa una bella fine.

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L’unico ingrediente variabile del solito minestrone sono le facce che incroci nella tua mini-odissea giornaliera. Metro, tram, treni, intervalli pedonali, equivalgono a mille incontri, che durano, in gran parte una frazione di secondo, tranne qualcuno tipo quello con il tuo vicino di poltrona, che ti offre la durata di un viaggio per studiare un soggetto. Dopo un po’ di tempo che pendoli ti accorgi che, nel 99% dei casi, questi malcapitati rientrano in categorie definite ed impari a classificarli con criteri come l’età, l’abbigliamento, il tipo di attività che stanno svolgendo. Inizi a delinearne un profilo sommario, un po’ per gioco, a farti dei castelli e dei film mentali per costruire il personaggio; inizi a scoprirti, oltre che eroe, anche un po’ antropologo, o sociologo, o psicologo, uno studioso attento, o per lo meno incuriosito…

[to be continued…]

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