Tabù: una parola che ha perso il suo significato

Tabù è una parola che viene da lontano, dalla Polinesia. Non ne abbiamo trovata per ora una traduzione adeguata. Continuiamo ad usarla, a volte a sproposito, a volte semplificando il significato originale. Possiamo definire Tabù come “orrore sacro”, secondo Freud nel saggio “Totem e Tabù”, qualcosa che è proibito, impuro, ma nello stesso tempo sacro.

Quanto di questa definizione è rimasto oggi, nel nostro mondo occidentale?

Consideriamo tabù alcune componenti della sessualità, come la masturbazione, l’orgasmo, la pedofilia, la transessualità, se non la sessualità stessa. Le esalazioni corporee. Il nudo. Riti, superstizioni, eresie. Il cannibalismo.

Se tabù è un orrore sacro, c’è da chiedersi dove si trovi il sacro in tutto questo, in certi casi anche l’orrore. Cosa c’è di sacro nelle esalazioni corporee, nel cannibalismo, nella pedofilia? Cosa c’è di orribile nell’orgasmo, nella masturbazione? Poi, si può parlare davvero di proibizioni? O si deve dire invece che è il caso di spiegare perché avvengono questi fenomeni? Chi si sta proteggendo? L’innocenza? Il pudore? La mentalità?

Nella società di oggi in realtà si parla forse troppo dei tabù. Più qualcosa è considerato impuro, proibito, più se ne parla, molte volte confondendo le idee. Spesso si considera indegno anche ciò che non lo è di per sé.

Consideriamo la masturbazione, l’orgasmo, il sesso. Che cosa c’è di proibito in questo? Perché sul web sono inseriti tanti discorsi sull’argomento, poi di persona non si è capaci di parlarne?

Il fenomeno delle “ragazze doccia”

In molti articoli si è parlato delle cosiddette “ragazze doccia”, giovani, a volte quasi bambine, spesso di buona famiglia, che si offrono volontarie a giri di prostituzione nelle scuole. I giornali riportano che la motivazione può essere la noia. In realtà, forse alla base di questo fenomeno vi sono condizioni di disagio, ribellione, di mancanza di affetti, di obiettivi, di aiuto. È ad ogni modo interessante osservare come in questo caso sia il tabù stesso, di cui le ragazze sono di sicuro a conoscenza, a indurre alla prostituzione.

La colpa ricade quasi sempre sui genitori, ma esistono anche gli insegnanti, gli educatori, gli allenatori sportivi. Possibile che non ci si accorga che la persona davanti a noi abbia un disagio? Soprattutto se si è a contatto con lei. Forse si crede che le persone siano più forti di quello che sembrano. Oppure si dice che se una persona è in buone condizioni economiche non ci sia motivo di un disagio. O più semplicemente non ci si preoccupa.

È curioso che più aumentano i consulti psicologici, la conoscenza, la facilità della trasmissione delle informazioni, più sembra esserci instabilità, insicurezze.

Il web, che dovrebbe fornire maggiori informazioni sui tabù, risulta invece essere un calderone in cui sono mischiati allo stesso livello leciti e illeciti, moralità e immoralità. Siti satanici sono mischiati a siti dotti sulla religione, la pornografia è accessibile a tutti. Alcuni comportamenti vengono esaltati, come le violenze su down, ciechi, minoranze etniche.

In questo modo, un adolescente che si affaccia nel mondo non riesce a capire cosa sono davvero i tabù, poiché non riesce più a distinguere il bene dal male, ciò che è giusto fare e ciò che può essere dannoso per gli altri. Viene educato ai divieti, ma non gli vengono spiegati i motivi e, come sempre accade quando non si conoscono le cause degli effetti, per ribellione può correre dei pericoli e mancare di rispetto verso gli altri o verso se stesso. Come può non farlo, visto che la privacy sembra un’opinione, le trasmissioni televisive alimentano le discordie e la confusione, all’apparenza tutti gli ideali vengono seppelliti da interessi utilitaristici?

Sarebbe necessaria una riflessione su tutto questo.

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