“Nobody cried for dinosaurs”, la band indie pop milanese

Di recente i “Nobody Cried For Dinosaurs“, band indie pop milanese, si sono esibiti al caffè letterario Baciccia di Piacenza, li abbiamo incontrati lì, in occasione di una serata a base di musica live e camice a stampa in tono, con le pareti intorno al palchetto del locale. Sono due i membri fissi del gruppo: Gabriele Gastaldin (Vocals & Guitar) e Federico Cavaglià (Guitar & Synths); a questi si aggiungono i Live Members Lavinia Siardi (Keyboards & Back Vocals), Giacomo Di Paolo (Bass) e Loris Giroletti (Drums).

Ma conosciamoli meglio…

Com’è nato questo progetto?

“Abbiamo cominciato a suonare insieme praticamente appena dopo esserci conosciuti nel 2009 con un altro moniker, poi nel 2011 abbiamo fondato il collettivo Nobody Cried For Dinosaurs e da allora lavoriamo con un giro più o meno ampio di amici/musicisti, per registrare e portare dal vivo quello che scriviamo.

Da chi è partita l’idea di creare il gruppo?

“Entrambi eravamo reduci dalle prime esperienze liceali e in cerca di qualcuno con cui formare una band, così insieme ad altri due ragazzi abbiamo cominciato a suonare insieme. Poi con il tempo il gruppo ha preso una direzione specifica e siamo rimasti noi due; da lì abbiamo preso il nome “Nobody Cried For Dinosaurs” e abbiamo cominciato ad impiegarci più tempo ed energie.”

Il nome è senza dubbio originale, ci raccontate da dove viene fuori?

“Finita l’esperienza pre NCFD volevamo darci un nome che rendesse chiaro il nostro immaginario e il nostro humor: un giorno riguardando il film “Godzilla” del ’98 (quello con Jean Reno e Matthew Broderick) abbiamo pensato a come, nel cinema e non solo, spesso i mostri sono creature fraintese, per niente malvagie, come nel caso di Godzilla, che in fin dei conti lotta per mettere in salvo sé stesso e la sua prole. Poi da lì è stata una reazione a catena: a entrambi piacevano i dinosauri, a entrambi piacevano band con nomi molto lunghi e alla fine siamo diventati i Nobody Cried For Dinosaurs.”

Chi sono i vostri idoli (e magari anche modelli) musicali ?

Gabriele: “Di recente abbiamo scoperto, tramite un’amica che per noia stava scrivendo bestemmie su Spotify, una band newyorkese pazzesca chiamata Los Porcos: sono già nei nostri cuori.”

Federico: “Io dico Late Of The Pier, quando eravamo giovani erano i nostri idoli, poi purtroppo si sono sciolti. Il cantante ha un nuovo progetto chiamato LA Priest, più elettronico; bellissimo il suo disco “Injii” è incredibile, una vera perla“.

Quanto ‘fa tendenza’ il vostro genere?

È una domanda difficile, dipende un po’ dall’area geografica presa in considerazione: una decina d’anni fa avremmo risposto “molto”, ora tutto sommato con l’evolversi della fruizione della musica via streaming credo che tutte le “nicchie” abbiano modo di trovare il loro spazio. Noi facciamo il nostro, ma esistono infinite realtà parallele nelle quali prosperano i generi più disparati.

In che genere di locali fate la maggior parte dei live? Com’è il pubblico ideale?

La maggioranza dei nostri live ha luogo in piccoli locali, anche perchè il pubblico delle band indipendenti in Italia non è molto numeroso. Comunque non è la regola: anche noi abbiamo avuto occasione di suonare su grandi palchi e toglierci discrete soddisfazioni, come quando abbiamo aperto per The Drums al Circolo Magnolia, o al Mi Ami Ancora qualche anno fa.

Ci andreste ad X Factor?

Questa è una domanda che ci siamo fatti spesso nell’ultimo anno, specialmente perchè abbiamo vari amici che hanno partecipato nelle recenti edizioni (Osc2x, An Harbor e Van Houtens). È evidente che X-Factor, a differenza degli altri talent, sta tentando di colmare la distanza fra la “scena reale” e quella “televisiva”, che spesso è avulsa dai locali, dal sudore e dalla così detta gavetta. Questo è importante perché aprendo a band/artisti indipendenti si è avuta la possibilità di sfruttare la televisione per avvicinare il grande pubblico alla realtà indipendente che ai più è sconosciuta. Detto ciò, non pensiamo di essere sufficientemente telegenici per provare!

Da 1 a 10 quanto conta il look?

Crediamo che un po’ di coerenza fra musica e immagine aiuti il pubblico a identificare più facilmente un certo mood/estrazione musicale, però in fin dei conti quello che conta sono i pezzi. Noi per esigenze di continuità, dal momento che siamo solo due membri fissi (Gabriele e Federico), abbiamo adottato da qualche anno le camice hawaiane, per rendere più immediata l’associazione fra i membri che spesso cambiano da un live all’altro con il nome della band.”

Quale dei vostri pezzi sentite più vostro?

Federico: “Per me “Piña Colada” che è un pezzo del nostro nuovo EP “Ten Billion Years Later” (fuori il 15 marzo per Dischi Mancini); si tratta di un pezzo con molto groove fatto per essere ballato e cantato e credo rappresenti bene il nostro immaginario, sia a livello di testo sia di musica.”

Gabriele: “Per me “Rave”, che tra i nuovi pezzi è il più rock; dal vivo mi diverto sempre tantissimo a suonarlo e solitamente apriamo i concerti con questa canzone per darci la carica.”

Infine, un in bocca al lupo per il successo del nuovo disco (uscito il 15-03) e per i prossimi live.

FONTI

Intervista della redattrice

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