Per la Russia la Nato “rappresenta una minaccia per la sicurezza nazionale”

Nella nuova strategia di sicurezza nazionale russa – che viene aggiornata ogni 6 anni con il compito di indirizzare la politica estera russa – approvata e firmata dal presidente Vladimir Putin, si evidenzia come la Nato sia una “minaccia per la sicurezza nazionale” della Russia.

L’ingresso del Montenegro nella Nato

È risaputo che i rapporti tra Nato e Russia sono ai minimi storici ormai da anni e il teatro delle tensioni è sempre l’Europa Orientale. Lo stato del Montenegro è stato ufficialmente invitato il 2 dicembre 2015 ad entrare nella Nato. Dopo Croazia e Albania, entrati nel 2009, il Montenegro è il terzo stato dei Balcani occidentali ad entrare nell’Alleanza Atlantica. Il premier montenegrino Milo Djukanovic ha parlato di “giornata storica” per il suo paese dopo l’invito della Nato ad aderire all’alleanza. Un percorso che potrà vedere il suo completamento entro il 2017. Il Montenegro confina con la Serbia, paese filo russo – da cui è indipendente dal 2006 – che al momento si trova completamente circondata da paesi Nato.

La notizia  ha causato le litanie del presidente Vladimir Putin, il quale considera l’invito della Nato l’ennesima provocazione e tentativo di espansione dell’Alleanza Atlantica nei Balcani. Così come le operazioni in Polonia e nei paesi baltici. Il piccolo stato del Montenegro non determinerà sicuramente un cambiamento negli equilibri regionali o globali, ma la sua adesione avviene in un momento storico caratterizzato dalle tensioni tra Nato e Russia.

Le tensioni tra Turchia, Nato, e Russia sono ai minimi storici dopo l’abbattimento del jet russo da parte dell’aviazione turca, che accusa la Russia di aver sconfinato il confine turco dalla Siria. La Russia ha promesso gravi conseguenze e come decisone immediata ha annullato finanziamenti a progetti turchi, ha annullato la possibilità per i cittadini turchi di accedere al paese senza visto e ha invitato le aziende russe  a non assumere personale turco.

Il conflitto in Georgia

Le tensioni tra Nato e Russia non sono recenti: l’espansione della Nato ha più volte provocato le proteste da parte dei vertici russi. In alcuni casi ha provocato anche reazioni concrete, che si sono tradotte in vere azioni di guerra.

Nel 2008 le tensioni tra Georgia, paese candidato Nato, e Russia sono sfociate in una vera e propria guerra. Il pretesto è stato il desiderio separatista dell’Ossezia del Sud, situato in territorio georgiano a nord di Tbilisi, che ha causato l’intervento militare della Georgia ai danni del territorio dell’Ossezia. La Russia è intervenuta in aiuto dell’autoproclamato Stato, arrivando ad attaccare città georgiane fino ad arrivare a pochi km dalla capitale georgiana Tbilisi. Il conflitto si risolse infine con il ritiro delle truppe e poco dopo la Russia riconobbe l’Ossezia del Sud  come Stato sovrano e, in sua difesa, insediò truppe militari al suo interno.

Lo scontro rallentò l’adesione della Georgia alla Nato, ma recentemente il presidente della Alleanza Atlantica, il norvegese Jens Stoltenberg ha inaugurato un campo di addestramento presso la base militare di Krtsanisi, circa 20 km a sud della capitale Tbilisi.

Alla cerimonia di apertura hanno partecipato le più importanti cariche georgiane. Il segretario della Nato ha dichiarato che questo impegno della Georgia è un importante contributo  alla sicurezza regionale e internazionale. La Russia si è espressa più volte preoccupata per la candidatura della Georgia ad entrare nella Nato.

Nell’ottobre 2015 il presidente dell’Ossezia del Sud Leonid Tibilov, ha ipotizzato un possibile referendum per favorire l’annessione dell’Ossezia del Sud alla Russia. Le reazioni della Georgia sono state critiche e hanno negato con forza questa ipotesi. La Russia ha smentito valutando non plausibile questa ipotesi.

La “questione Ucraina” nel dissidio Russia-Nato

Ma il maggiore momento di tensione tra Nato e Russia si è verificato in Ucraina. Il tentativo di Viktor Janukovyč di avvicinare economicamente e politicamente l’Ucraina alla Russia di Vladimir Putin provocò le rivolte di piazza da parte dei dimostranti che preferivano accettare aiuti economici da parte dell’Unione Europea.

Altro fattore di tensione furono l’avvicinamento dell’Ucraina alla Nato, che la Russia vedeva assolutamente come un rischio per la propria sicurezza e per evitare una tale ipotesi era disposta ad azioni che avrebbero potuto portare le proteste della comunità internazionale. Le violente proteste di Kiev a cui seguirono le dimissioni di Viktor Janukovyč  portarono ad annettere la Crimea, con il pretesto di difendere la comunità russofona presente nella regione, tramite un referendum popolare il cui risultato è stato considerato falso e manipolato da tutti i paesi occidentali. Questo non ha fermato però la Russia a continuare sulla strada percorsa e considerare la Crimea parte integrante del proprio stato sovrano.

Successivamente le tensioni si sono spostate nel Lughansk e nella regione del Donestk. Qui, dopo il protocollo di Minsk, regna una fragile tregua più volte violata da entrambi le parti.

Trident Juncture 2015” e la questione siriana

Le tensioni con i paesi membri della Nato e la Russia non si verificano solamente a livello diplomatico.

La recente esercitazione Nato denominata “Trident Juncture 2015”  è stata una delle più grandi esercitazioni militari dai tempi della guerra fredda. Si è trattato di un’operazione volta a verificare l’efficacia e i tempi di reazioni dei propri eserciti, ma anche di un chiaro messaggio a coloro che avessero intenzione di attaccare uno stato membro dell’Alleanza Atlantica.

Questi episodi generano tensione in Europa, ma per il momento l’attenzione si è spostata in Siria, dove Russia, Stati Uniti, Francia e da poco Gran Bretagna provano a cooperare contro uno stesso nemico. La coalizione che combatte lo Stato Islamico sembrava aver intrapreso il percorso esatto e trovato una strategia volta risolvere la questione siriana. Le tensioni tra Turchia e Russia hanno però interrotto questo fragile percorso.

Il rafforzamento della Nato verso Est continua, ma più volte si è scontrato con gli interessi della Russia che reclamava il proprio ruolo dai Balcani al Caucaso. Intanto la Nato si dice pronta a collaborare ad un intervento aereo in Libia, paese che fu già bombardato sotto le direttive della Nato durante le proteste di piazza, che seguivano la scia dei moti in Tunisia ed Egitto, e che favorirono la sconfitta del colonnello Mu’ammar Gheddafi, la cui caduta generò un vuoto di potere che ancora oggi rende la Libia un paese instabile.

Vedremo nei prossimi eventi se le decisioni della Nato riusciranno a portare stabilità oppure varranno solo a creare nuove tensioni. Sopratutto con la Russia che ha già dimostrato di essere pronta a rispondere ad ogni azione dell’Alleanza Atlantica.

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