Perversione? Antichi greci esibizionisti e principi azzurri necrofili

La parola perversione etimologicamente fa pensare a una deviazione, a un cambiamento di direzione rispetto al senso comune. Contiene un richiamo al latino “vertere“, presente anche in “diverso”. In questo termine non sono intrinsechi i richiami alla sessualità che vengono in mente oggi al solo nominarlo.

Nell’antica Grecia gli atleti gareggiavano completamente nudi, ma tale nudità non era additata come esibizionismo, come avverrebbe oggi se ci si presentasse in un campo sportivo mostrando le “vergogne”. Ai tempi in cui la morale cristiana era predominante era considerato da perversi non solo l’atto sessuale prima del matrimonio, ma anche soltanto una aperta dichiarazione di ateismo. In entrambi i casi ci si allontanava dalla “retta via”.

Le perversioni oggi: tra tolleranza e parafilia

Oggi, alcuni comportamenti considerati in passato forme di perversione sono tollerati, nel momento in cui non nuocciono a chi li pratica, né soprattutto ad altri. Alcuni, invece, sono oggetto di interesse per psicologia e psichiatria. Recentemente in campo medico-psicologico si preferisce usare il termine “parafilia” (dal greco “para“, oltre e “philein“, amare), anche per prendere le distanze da credenze pseudoscientifiche passate che demonizzavano anche l’omosessualità come una malattia.

Appare difficile stabilire quali manifestazioni al di fuori della norma siano volontarie e quali manifestazioni, invece, siano patologiche. Può capitare che comportamenti “perversi“, infatti, si manifestino anche in seguito a traumi cerebrali. Ad esempio, si ipotizza che il lobo frontale del cervello sia sede anche delle inibizioni, perciò può capitare che problemi in quel lobo portino a ninfomania o esibizionismo persone che altrimenti sarebbero rientrate sempre nella “normofilia“.

Ci sono parafilie che scatenano ilarità e sono soggetto di scherno e ironia. Fra queste si conosce ad esempio la zoofilia, che vede animali come oggetto del desiderio sessuale e può comportare, fra gli altri, anche il rischio, raro, di contrarre mutazioni di malattie inusuali nella nostra specie (oltre a traumatizzare animali e animalisti).

Altre parafilie, invece, danno luogo a reati gravi e ignobili, come quelle che danno luogo a violenze, su adulti non consenzienti o, peggio ancora, su bambini. Con queste, certo, non si scherza, ma si riempiono pagine di cronaca nera e polizieschi.

Necrofilia nelle fiabe?

Appassionarsi a queste storie può essere una semplice forma di curiosità, oppure può diventare una forma di perversione anch’essa, spinta a volte sino all’emulazione di killer resi famosi dai media, o al desiderio nei confronti di persone morte (necrofilia).

Un giorno accadde che un principe passò per quei boschi, e s’imbatté nella casetta dei sette nani, e chiese ospitalità per la notte; vide il feretro di cristallo sul monte con la bella Biancaneve all’interno, e lesse la scritta d’oro. Così disse ai nani: «Vi prego, lasciatemi la bara, vi darò tutto quello che volete in cambio»

Quest’ultima forma di parafilia è documentata persino nelle versioni originali di fiabe classiche, nelle quali “il bacio d’amore”, non sempre descritto come semplice bacio, risveglia una principessa da uno stato di morte che il principe non sa essere apparente.

FONTI

Valentina Vetere traduce “Little Snow-White” dei fratelli Grimm, a cura di Jacob and Wilhelm Grimm. Paroledautore.

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