Paul Ekman ci insegna come scoprire gli indizi dell’inganno

Paul Ekman ci insegna come scoprire gli indizi dell’inganno, una promessa della psicologia moderna, come in molti sostengono. Il libro in questione era “I volti della menzogna: gli indizi dell’inganno nei rapporti interpersonali” e può essere molto interessante per due semplici motivi:

siamo degli inguaribili bugiardi non siamo assolutamente capaci di mentire.

Ekman in questo libro spiega come scoprire i piccoli segnali che ci permettono di capire quando il nostro interlocutore ci sta mentendoMolte persone infatti si focalizzano su elementi inattendibili (quali le parole), mentre si dovrebbe prestare attenzione a elementi più sottili, ma anche più affidabili, quali le espressioni facciali, le incrinature nella voce e così via. 

Smascherare le menzogne

Un errore che fanno molte persone, ad esempio, quando vengono “interrogate” da qualcuno è quello di fornire troppi particolari. Ad esempio, se la vostra ragazza, che chiamiamo “Barbara”, vi chiede cosa avete fatto la sera prima, non esagerate descrivendo con troppo entusiasmo e troppa dovizia di particolari la serata che avete passato con i vostri amici, in casa, a giocare a Call Of Duty – per dissimulare la notte di fuoco appena passata con l’altra, che chiamiamo “Vanessa”.

Per testare la veridicità dell’affermazione, inventatevi qualcosa che possa provare o meno la validità della storia. Esempio, se il vostro uomo dice di essere andato a casa dell’amico X, che vive in via Y, provate a chiedergli prontamente: “Hai visto che traffico che c’era sulla via Y ieri sera?” . A questo punto, se lui sta mentendo – e in realtà sulla via Y non ci ha nemmeno messo piede – vi darà ragione confermando ciò che dite; se invece dice la verità – e sulla via Y ci è effettivamente stato – vi dirà: “Ma cara cosa dici, quella via era praticamente deserta ieri”.

I bugiardi meno esperti potrebbero farsi prendere dall’emozione e tradirsi. Ad esempio parlando troppo velocemente, girando troppe volte attorno allo stesso argomento; anche i lapsus possono essere indizi – seppur non troppo affidabili – della menzogna.

Ma bisogna fare attenzione a non prendere tutti questi elementi come parole uscite dalla Sacra Bibbia, scrive l’autore, in quanto ogni persona è diversa. Se l’emozione per alcuni può essere sintomo della paura di essere scoperti, per altri può essere paura di non essere creduti.

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Gli studi e le tesi di Ekman sulle microespressioni

Ekman però si concentra soprattutto su quelle che sono le espressioni facciali, o meglio, le microespressioniLo psicologo, difatti, sostiene che anche quando si è bravissimi a dissimulare un’emozione ed a simularne un’altra, c’è sempre qualcosa che ci tradisce: per un attimo, appena un secondo, il nostro volto rivela la verità.

Nel libro riporta il caso di una paziente psichiatrica di nome Mary, ricoverata per un grave attacco di depressione: fu internata poiché tentò il suicidio, ma dopo un po’ di tempo passato in clinica pregò il medico affinché le permettesse di tornare a casa, almeno per il weekend, giurando di essere ormai guarita e di non pensare più al suicidio. Due giorni dopo Mary si tolse la vita.
Ekman riguardò più volte il video della conversazione, al rallentatore. Fu allora che notò come, per un brevissimo momento, un’espressione di assoluta disperazione velava il volto della donna. Se il medico fosse stato altrettanto bravo a capire tali segnali, probabilmente non avrebbe concesso alla paziente di tornare a casa.

Simulare e dissimulare le emozioni attraverso le microespressioni

Il modo più comune per trattenere certe emozioni è quello di sostituirle con un’espressione diversa: per esempio un sorriso sincero può essere celato con un “falso sorriso”. In questo caso il suo smascheramento può avvenire attraverso il riconoscimento di alcuni indizi: un sorriso falso appare spesso asimmetrico e non presenta il sollevamento delle guance o la contrazione del muscolo orbicolare (le cosiddette zampe di gallina) o il lieve abbassamento delle sopracciglia.

Ci sono vari gesti che compiamo in maniera inconscia e che possono smascherare ciò che proviamo: tenere le labbra troppo serrate, ad esempio, è sintomo di tensione; strofinarsi il naso con il palmo delle mani è segno di rifiuto. Per le donne in particolar mondo, tirarsi il lobo dell’orecchio o giocare con orecchini/collanine/anelli è sintomo di disagio.

Quando parliamo, soprattutto noi italiani, abbiamo l’abitudine di gesticolare parecchio. Ecco, se una persona sta mentendo i suoi gesti si ridurranno molto, poiché il corpo istintivamente cerca di non dare segnali fallaci e di chiudersi il più possibile in segno di protezione.

Un altro gesto che si compie per creare protezione è proprio quello di giocare con degli oggetti, e di disporli il più delle volte davanti a sé, a mo’ di barriera. Molto importante è anche la posizione degli arti: le braccia incrociate sul petto sono simbolo di chiusura al dialogo, mentre i piedi rivolti verso una porta inconsciamente protendono verso una via di fuga.

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FONTI

P. Ekman, I volti della menzogna. Gli indizi dell’inganno nei rapporti interpersonali, Nuova edizione aggiornata, Giunti Edizioni, 2011

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