Simbolismo e Decadentismo sono davvero movimenti diversi?

Possiamo asserire veramente che Simbolismo e Decadentismo siano due movimenti diversi? Spesso è così che ci viene insegnato a scuola, ma la realtà è differente.

Per prima cosa dobbiamo tenere bene a mente che i simbolisti, ed in particolare Baudelaire, hanno come tema ricorrente quello dello spleen. Egli esprime ed elabora una nuova antropologia, un nuovo tipo di uomo, che rompe con la concezione dell’uomo romantico. Baudelaire parla di qualcosa di metafisico e non di psicologico come per i romantici. Lo si può notare anche dal fatto che a fine Ottocento si studia le nevrosi, in realtà presa da esempi di letteratura più che da casi veri e propri. Lo scrittore francese che influenzò il romanzo decadente, Joris-Karl Huysmans, studia la nevrosi sostenendo che non sia una malattia da curare ma una porta che conduce ad altri mondi sconosciuti.

Ideal spleen

Lo spazio spirituale dell’uomo, per Baudelaire, si divide in ideal e spleen. Quest’ultimo è il sentimento dell’irrequietezza, dell’insufficienza esistenziale dell’uomo. L’uomo è inserito in una realtà contingente ed è spinto a cercare questa realtà, ma nulla qui è quello che lui sta cercando.

Ciò che cerca è l’ideal, che è opposto ma in rapporto diretto con lo spleen. Il luogo dell’ideal è un luogo dove si ha armonia, unità. Purtroppo l’uomo non lo conosce, ma ne ha un ricordo atavico. La presenza di questa esigenza profonda dell’assoluto fa sì che l’uomo non riesca a vivere nella realtà in cui vive. Tutto ciò che è naturale non permette di andare verso l’ideal, poiché soggetto al tempo e alla morte. L’ideal è in antitesi con il naturale e con il reale. Forse la strada giusta da intraprendere è quella dell’anti-natura, dell’artificiale. È proprio su questo tema che si sviluppa il simbolismo-decadentismo.

Tutto ciò che è conducibile al naturale è da evitare perché condurrebbe allo spleen; mentre le cose “artificializzate” possono portale all’ideal: non a caso una figura ricorrente nella poetica decadentista è quella della donna artificializzata, mineralizzata, per esempio, con gli occhi di diamante. La donna naturale, invece, non può portare all’ideal, perché soggetta al tempo. Stesso discorso avviene per l’amore. Non a caso il paesaggio decadente cambia dal paesaggio naturale, di cui si trattava in precedenza, alla città, che è artificiale.

Come si può uscire da questa situazione “spleenetica”?

Esistono due modi: il cielo e l’inferno. L’inferno è dato dal crimine, dal modo di vestire, dalla moda, dall’uso di alcool e droghe (queste sono tipiche del dandy, perché sono appunto possibili strade da intraprendere). Il cielo è invece quello di un cammino dato dalla spiritualità. L’intraprendere l’una o l’altra dimensione è un problema meramente etico-morale, e ricordiamo che la soluzione al problema metafisico non ha a che vedere minimamente con l’etica.

L’arte – artificiale – riesce a mettere in contatto l’uomo con l’ideal e può interrompere lo spleen solo per un momento, sicché la sua contemplazione non è eterna. L’immaginazione è capace di captare nella realtà ciò che vi è dell’ideal.

La scelta di una o dell’altra strada ha portato anch’essa alla fittizia differenza tra simbolisti e decadentisti. Tuttavia un simbolista che decide di parlare solo della strada positiva non intende rinnegare quella negativa, e lo stesso discorso vale per i decadentisti.

FONTI

Joris-Karl Huysmans, L’arte moderna

Charles Baudelaire, Paradisi artificiali

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